ANNI ’90 – SCENARIO
ANNI ’90 – SCENARIO
L’ultimo decennio del XX secolo si apre su scenari di guerra. Si comincia con la “guerra del Golfo” nel gennaio 1999, si prosegue per tutto il decennio con le guerre civili nella ex Jugoslavia, ultima quella in Kossovo nel 1999 con l’intervento della Nato che bombarda la Serbia. All’iniziativa della Nato partecipa anche l’Italia guidata da un governo di centro-sinistra: è uno shock per l’opinione progressista e per quella cattolica, tradizionalmente pacifiste. Il decennio si chiude con il dramma palestinese: tra Israele e i palestinesi di Arafat è ormai guerra aperta, il faticoso processo di pace pare definitivamente compromesso. Continua il processo di dissoluzione dell’ex Unione Sovietica, con continui conflitti tra il governo di Mosca e le repubbliche periferiche, mentre gli altri paesi dell’Europa centrale e orientale evolvono pacificamente verso la democrazia (se si eccettua il caso dell’ex Jugoslavia). Il fatto più importante è la riunificazione della Germania (3 ottobre 1990), che alla fine del decennio riporta la capitale a Berlino.
Nell’Europa occidentale avanza il processo di integrazione. Il 7 febbraio 1992 viene firmato il trattato di Maastricht: la vecchia Comunità europea (Cee) diventa Unione europea (Ue), nella quale circolano liberamente merci, lavoro, risorse finanziarie. Il trattato fissa ai paesi membri le condizioni per l’ingresso nell’area della moneta comune, l’Euro. Nell’economia mondiale regna la “globalizzazione”: l’interdipendenza tra le economie è sempre più stretta, lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione gonfia il ruolo degli scambi finanziari, minacciando la sovranità degli stati e approfondendo le disuguaglianze nel pianeta, sollevando ampi movimenti di protesta (il “popolo di Seattle”). L’Europa e ancor più l’Italia stentano a reggere il passo con l’economia degli Stati Uniti che, sotto la presidenza Clinton, attraversa un periodo di forte crescita. In Europa la prima parte degli anni Novanta è all’insegna della stasi, solo nella seconda metà la locomotiva ricomincia a muoversi, anche se l’Italia partecipa alla crescita in misura più rallentata. Ma la disoccupazione rimane sempre alta.
Sul piano politico, a metà del decennio si assiste al prevalere nei paesi europei più importanti di governi di sinistra o di centro-sinistra, in Gran Bretagna, Francia, Germania e anche in Italia. In Italia è intanto avvenuta una rivoluzione. Già alla fine degli anni Ottanta si affacciano fenomeni politici nuovi, come la Lega, che conquista ampi consensi nell’Italia del Nord, rivendicando un radicale federalismo (fino alla minaccia di secessione), spesso condito con accenti razzisti. Nel 1992 scoppia Tangentopoli: viene sottoposta a giudizio la diffusa corruzione che lega ambienti politici e mondo dell’economia. Sono travolti i principali partiti di governo, Psi e Dc, e i loro leader (Bettino Craxi si “esilia” in Tunisia, dove muore il 19 gennaio 2000). Si dissolve il vecchio sistema politico (“prima Repubblica”): i socialisti e i laici minori scompaiono dalla scena politica, la Democrazia cristiana si frantuma in più formazioni, che si distribuiscono tra destra e di sinistra. Nel 1984 “scende in campo” Silvio Berlusconi: nasce Forza Italia. Il partito neofascista Msi evolve verso una linea liberaldemocratica di destra e diventa Alleanza nazionale. Evoluzione anche nella sinistra, solo marginalmente colpita da Tangentopoli (a parte il Psi). Il Pci, incalzato dal crollo del comunismo, cambia nome in Partito democratico della sinistra e poi Democratici di sinistra, assumendo il simbolo della quercia. Una parte dei comunisti non ci sta e dà luogo a Rifondazione comunista, che poi si dividerà in due formazioni, l’una più radicale (leader Fausto Bertinotti) e l’altra più “governativa” (leader Armando Cossutta). Sulla sinistra si collocano i Cristiano-sociali di Pierre Carniti, più verso il centro il Partito popolare, guidato inizialmente da un altro ex leader della Cisl, Franco Marini. La novità più importante è la nascita dell’Ulivo nell’area di centro-sinistra, il cui leader storico è Romano Prodi.
Il sistema elettorale diventa parzialmente maggioritario con il referendum del 18 aprile 1993. Nelle elezioni del marzo 1994 prevale il polo di destra guidato da Berlusconi; si forma un governo di centro destra con Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega, che incontra la forte opposizione dei sindacati, soprattutto sul tema delle pensioni. Il governo cade agli inizi del 1995 per il voltafaccia della Lega (“ribaltone”) e si forma un governo “tecnico” capeggiato da Lamberto Dini. Nelle elezioni anticipate dell’aprile 1996 vince la coalizione dell’Ulivo, capo del governo di centro sinistra è Romano Prodi. Ma il centro sinistra è debole e diviso, nella stessa legislatura ci saranno altri due cambi di governo prima con Massimo D’Alema e poi con Giuliano Amato primi ministri. Con questi governi prosegue la politica di concertazione con i sindacati e gli imprenditori.
In Italia, sul piano economico e sociale, dominano i problemi dei conti pubblici, della crescita, dell’occupazione e delle sorti dello stato sociale. A prezzo di manovre economiche impopolari, i governi di centro sinistra riescono ad avviare il risanamento e a rientrare nei parametri di Maastricht, cosicché l’Italia è tra i primi paesi a far parte dell’area dell’Euro. Importante è il contributo del sindacato al risanamento e alla stabilità sociale, soprattutto con lo sviluppo della concertazione che avrà il suo punto più alto negli accordi del luglio 1993 e troverà ulteriori conferme con i governi di centro-sinistra. Nel 1995 viene finalmente varata la riforma delle pensioni grazie all’impegno propositivo del sindacalismo confederale. Nel 1997 viene approvato il cosiddetto “pacchetto Treu”, dal nome del ministro del lavoro, cioè la legge 196/97, che – tra l’altro – regola il lavoro interinale e a tempo determinato, l’apprendistato, il part-time, dando adeguato spazio al ruolo della contrattazione collettiva.
Verso la fine del decennio vi sono segni di ripresa economica, ma la disoccupazione rimane alta anche se c’è una modesta crescita dei posti di lavoro, in gran parte con contratti “atipici”, a tempo determinato, e così via: è la nuova frontiera del lavoro, quella della crescente flessibilità imposta dall’aspra competizione nell’era della globalizzazione. Sul piano industriale è un’epoca di rimescolamenti, soprattutto grazie ai processi di privatizzazione. Escono di scena aziende come Olivetti; la siderurgia pubblica passa in mani private, con forti perdite occupazionali; dal 2000 non c’è più l’Iri, si privatizza anche Finmeccanica. Nel 1999 avviene l’alleanza industriale tra Fiat e General Motors. Un problema sociale emergente, e sempre più acuto, è quello dell’immigrazione. Dilaga l’immigrazione clandestina, con lo sbarco sulle coste del Mezzogiorno di moltitudini di diseredati provenienti dai Balcani e dai paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, taglieggiati da spietate mafie che ne organizzano il trasporto.
Resta gravissima l’emergenza della criminalità organizzata (ricordiamo nel 1992 l’assassinio a Palermo dei magistrati Falcone e Borsellino), specie nel Sud, con lo sviluppo di fenomeni mafiosi nuovi e diffusi. Verso la fine del decennio si rifanno vive le Br, che il 20 maggio 1999 assassinano il professor Massimo D’Antona, giurista del lavoro molto vicino al sindacato e collaboratore del ministro del lavoro Bassolino.
Dal 18 maggio1999 Carlo Azeglio Ciampi è presidente della Repubblica italiana. Il decennio chiude con il grande Giubileo del 2000 indetto dal Papa Giovanni Paolo II, che avrà un momento particolarmente significativo in agosto con l’afflusso di oltre un milione di giovani a Roma.