ANNI ’80 – SCENARIO
ANNI ’80 – SCENARIO
Sono gli anni che celebrano il trionfo del libero mercato, il prevalere nelle politiche economiche del liberalismo “selvaggio”, che ha i suoi massimi campioni nei governi di Ronald Reagan (eletto presidente nel 1981) negli Stati Uniti e della signora Thatcher in Gran Bretagna. Ne sono conseguenza l’abbattimento delle tutele sociali e la marginalizzazione dei sindacati. In Italia, sul piano economico, la scena è dominata dall’inflazione, ormai arrivata sopra il 20%, da una pesante recessione internazionale e dal conseguente dilagare della disoccupazione. Le aziende ristrutturano e si rinnovano a ritmo accelerato, crescono le eccedenze di manodopera, la cassa integrazione diventa un mostro assistenziale divoratore di risorse. Vengono alla ribalta nuovi temi, come quello del degrado ambientale e dei rischi connessi all’utilizzo dell’energia nucleare. Quest’ultimo tema balza in primo piano con il moltiplicarsi di inquietanti incidenti, il più grave dei quali è l’esplosione della centrale di Cernobil in Unione Sovietica (aprile 1986). Sull’onda delle emozioni suscitate da questi eventi, si svolge in Italia il referendum per la chiusura delle nostre (poche) centrali nucleari. Su questo la sinistra e il sindacato sono divisi e alla fine prevarrà lo schieramento antinucleare.
Cambia il quadro politico: il Pci passa risolutamente all’opposizione, che si accentua con l’emergere del Psi come ago della bilancia di ogni possibile coalizione (il governo Craxi inizia nell’estate del 1983). Il conflitto tra i due maggiori partiti della sinistra storica raggiunge toni esasperati, con pesanti ripercussioni nel sindacato, specie nella Cgil. Cambia il quadro sindacale, sotto la pressione crescente degli schieramenti politici. I margini di autonomia si riducono e, con essi, va in frantumi quanto restava dell’unità. Il 1984 è l’anno chiave: la spaccatura è verticale, da un lato la componente comunista, dall’altro la Cisl, la Uil e la componente socialista della Cgil. Alla metà degli anni Ottanta qualcosa si ricompone, ma nel senso di un riconosciuto pluralismo sindacale, destinato a durare nel tempo. Intanto si rifà vivo il terrorismo, rosso e nero. Tra le vittime illustri del primo ricorderemo il giornalista Walter Tobagi, i professori Vittorio Bachelet e Roberto Ruffilli. Anche la Cisl è duramente colpita: il 27 marzo 1985 viene assassinato all’università di Roma Ezio Tarantelli, consigliere economico di Pierre Carniti. Il terrorismo nero è autore del crimine più grave, la strage alla stazione di Bologna nell’agosto 1980, con 85 morti e 200 feriti.
Sul piano internazionale cresce la tensione tra Est e Ovest, specie sul problema dei missili installati in Europa. Per contro, si sviluppa un forte movimento per la pace, anche in Italia. Nell’agosto 1980 esplode in Polonia la ribellione dei lavoratori, che si organizzano in un sindacato autonomo e del tutto nuovo: è il momento di Solidarnosc, che viene duramente represso dal generale Jaruzelski ma getta un seme che alla fine del decennio fruttificherà in un processo di liberazione contagioso. Nel 1989 crolla il mondo comunista: la “Perestroika” di Michail Gorbaciov (salito al potere nel 1985) non era bastata a tenere insieme, al prezzo di inedite aperture democratiche, il traballante impero sovietico e i suoi satelliti. L’evento simbolico più forte è la caduta del Muro di Berlino, premessa alla riunificazione della Germania che avverrà l’anno dopo; ma cade tutta la “cortina di ferro”, gli ex paesi comunisti iniziano un difficile percorso verso la democrazia. È anche la fine della “guerra fredda” e si annuncia una nuova era nelle relazioni internazionali. Ma non saranno tutte rose e fiori, come si vedrà.