Fiat: disponibilità a chiudere il contratto. La Fiom ha portato zero investimenti e zero euro, non ha diritto di criticarci
Dichiarazione del segretario nazionale Fim Cisl Ferdinando ULIANO – Fiat: positiva disponibilità a chiudere il contratto, riaprire subito il negoziato. La Fiom ha portato zero investimenti e zero euro, non ha diritto di criticarci.
Cogliamo positivamente le disponibilità date dall’amministratore delegato per la chiusura in tempi brevi del rinnovo del contratto del gruppo FCA e CNHI. Noi siamo pronti a riaprire il negoziato a superare la rottura e fare gli ultimi sforzi necessari per avvicinare le parti. E’ un negoziato molto difficile e le tensioni dei giorni scorsi confermano le difficoltà avute in questi mesi di trattativa.
E’ sconfortante l’atteggiamento Fiom, capace solo di criticare l’operato delle altre organizzazioni sindacali che, a differenza loro in questi anni hanno rinnovato i contratti dando risposte salariali e normative ai lavoratori metalmeccanici in Fiat, portando nei 4 contratti fatti da soli un incremento mensile di € 307,00. La Fiom ha portato zero sia ai lavoratori in FIAT che in Federmeccanica.
La Fiom in questi mesi nemmeno spiega che fine ha fatto la loro piattaforma rivendicativa presentata sei mesi fa alla Fiat. E’ un’organizzazione che non porta risultati e non fa nessuna autocritica.
Anche sulla partita degli investimenti, circa 8 miliardi che il gruppo FCA e CNHI ha deciso per i prossimi 5 anni negli stabilimenti italiani, è frutto degli accordi che abbiamo fatto come Fim-Cisl, insieme alle altre organizzazioni sindacali firmatarie. Nessun investimento fatto a Pomigliano, Grugliasco, Melfi, Sevel e quelli in corso a Cassino e Mirafiori è un risultato che la Fiom può attestarsi. Tutti questi stabilimenti sarebbero chiusi e i lavoratori licenziati se avessimo seguito la stessa strada della Fiom.
Ora è importante che FCA e CNHI costruiscano nei prossimi giorni con noi la soluzione per superare la rottura e concludere positivamente il contratto. Le distanze non sono enormi, possono essere colmate. Il rischio di un non accordo avrebbe effetti negativi sulle relazioni sindacali all’interno degli stabilimenti, che non aiuterebbe il difficile processo di uscita dalla crisi con la giusta valorizzazione degli investimenti in corso.
Roma, 30 giugno 2014