IL RIASSETTO SELEX-ES, DETERMINANTE PER LA NUOVA FINMECCANICA
IL RIASSETTO SELEX-ES, DETERMINANTE PER LA NUOVA FINMECCANICA
Il documento redatto dalla FIM di Roma e Lazio e dal coordinamento dei delegati delle aziende di Finmeccanica e proposto alla discussione negli stabilimenti romani del Gruppo sta suscitando tra i lavoratori un dibattito positivo.
Si sono insediati dei tavoli di approfondimento per ciascun stabilimento romano e i lavori verranno completati all’inizio del mese di Dicembre; di seguito riportiamo la sintesi di alcuni temi generali che sono emersi dalla discussione.
Innanzitutto tra i lavoratori si manifesta un bisogno diffuso di:
– vedere coniugato il core business di Finmeccanica, di sistemista dell’aerospazio e difesa, in una struttura finalizzata a questo business,
– conoscere il Piano Industriale al più presto possibile, al fine di avviare con rapidità la necessarie azioni operative,
– procedere nel processo di “divisionalizzazione” del Gruppo in modo lineare, evitando assetti intermedi (“provvisori”) necessari a soddisfare interessi particolari.
Un forte allarme viene dalla gestione del “giorno per giorno”; in particolare:
– l’acquisizione di nuovi contratti è in sofferenza, le cause sembrano talmente banali o frutto di distrazione da non poter non far pensare ad una volontà del management che antepone “altri” interessi a quelli aziendali,
– la gestione dell’organizzazione è farraginosa, crea disorientamento tra i lavoratori (tanto da rendere difficili le cose più normali) e permette continui spostamenti di attività tra stabilimenti e/o aree organizzativa secondo presunte logiche di potere politico.
Questo provoca conseguenze sui risultati economici che sarà faticoso recuperare: perdita di clienti, dispersione di competenze, calo della redditività del prodotto finito.
Per questo è necessario anche mettere a fuoco alcune azioni che devono accompagnare la definizione e l’attuazione del Piano industriale per consentirne il suo successo:
– particolare attenzione deve essere dedicata al presidio del mercato; il tipo di struttura attualmente adottata (“regional”) si è rivelata non adatta alla finalizzazione di iniziative commerciali (probabilmente può essere valida per un approccio di marketing “di alto livello” o per la promozione di prodotti meno complessi) e le risorse umane impiegate hanno manifestato in alcuni contesti una sensibilità non adeguata a cogliere il valore delle opportunità commerciali,
– rafforzare la cultura sistemistica, che deve orientare sia la definizione e la gestione del prodotto, così come la definizione e la gestione dell’organizzazione aziendale; attualmente si dichiara di adottare l’IPT ma non è noto il processo di riferimento adottato (!);
– risolvere la frantumazione esistente (più siti o aree organizzative che si occupano dello stesso prodotto), anche attraverso l’assessment del catalogo prodotti che si sta conducendo, attraverso l’individuazione delle competenze che garantiscono la competitività aziendale e la responsabilizzazione delle risorse.
In tal senso la dimensione “stabilimento” deve essere valorizzata come luogo di efficienza dei processi e quindi come fattore di redditività aziendale. Questo al pari sia per le realtà che rimangono nel perimetro del Gruppo che per quelle che vengono cedute.
Roma, 27 novembre 2014
FIM CISL Roma e Lazio