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La sponda sud di Fiat-Chrysler

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Uno sguardo della realtà non dal centro, ma dalla periferia 

 

Mi piace riproporre, a un anno di distanza da quando l’ho scritto, un mio lungo articolo sulla fusione tra Fiat e Chrysler. Rileggendolo, oggi, penso che abbia un sapore diverso. In queste settimane dopo i risultati di Melfi e il successo di FCA (e il rilancio di Alfa Romeo) al 2015 Detroit Auto Show, molti sono stati costretti a ricredersi. Fra due mesi sarà inaugurato il nuovo stabilimento di Goiana, nello Stato di Pernambuco (Brasile). La sua ideazione e realizzazione risponde ai migliori standard del World Class Manufacturing (WCM). Nel gennaio 2014 non erano pochi i commentatori televisivi, i politici, gli imprenditori, i sociologi, i giornalisti e finanche qualche sindacalista (non mi piace fare nomi) che parlavano e scrivevano di “fuga dall’Italia”, di “molta finanza e poca industria” ecc. ecc.

L’articolo e’ suddiviso in quattro capitoli, ciascuno con una propria autonomia, ma tra di loro legati da un filo rosso e nero.

1. Il Brasile, ovvero il più importante mercato di Fiat Auto nel mondo

2. Il quarto dossier nelle mani di Sergio Marchionne

3. Le sfide di Fiat-Chrysler sul mercato globale

4. La Fiat-Chrysler di fronte ai cambiamenti climatici e alla sfida dell’eco-sostenibilità

Giocando di anticipo – come qualsiasi sfida che si rispetti – l’articolo conserva una sua attualità. E, penso, una maggiore forza oggi, contro lo scetticismo e la mistificazione. Per questo lo ripropongo.

La sponda sud di Fiat-Chrysler