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BENTIVOGLI: “SINDACATO UNICO, evocarlo per legge è un errore, ma la proliferazione delle sigle è sinonimo di degenerazione corporativa”.

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 Dichiarazione del Segretario Generale Fim Cisl Marco Bentivogli

 “SINDACATO UNICO: evocarlo per legge è un errore,

ma la proliferazione delle sigle è sinonimo di degenerazione corporativa”.

 

Evocare l’esigenza di un Sindacato Unico, e auspicarlo per legge, come fa il Presidente del Consiglio, serve ad andare nella direzione opposta. Ma chi risponde che il sindacato unico esiste nei regimi autoritari, accusa di autoritarismo: Usa, Germania, Svezia, Norvegia, Finlandia, e gran parte dei paesi del mondo, dove il sindacato è appunto, uno solo. Un pericoloso autoritario anche Romano Prodi che scrisse: “il pluralismo sindacale italiano è una palla al piede”. In Italia, tutte le novità, per alcuni sono contro la Costituzione e anticamera del fascismo. Il modo migliore per celare i veri tradimenti della Costituzione e della Resistenza.

E’ meglio avere tante sigle, in alcuni casi senza Statuti veramente democratici, senza rotazioni dei dirigenti? O poche forti, democratiche e con regole e funzionamento trasparente? I metalmeccanici ci provarono con la FLM, la Cisl lo propose nel 1996-97.

Il pluralismo sindacale che portò alla nascita triplice nel dopoguerra, fu un fatto importante. L’influenza dei grandi partiti di massa e della guerra fredda avrebbe indebolito il movimento sindacale, schiacciato su finalità lontane dal mondo del lavoro.

Dagli anni’80 la proliferazione sindacale, specie in alcuni settori, ha agevolato il contenuto rivendicativo delle rivendicazioni ed ha dilagato in grandissime imprese o nei settori dove anche un piccolissimo sindacato, contro la maggioranza dei lavoratori può bloccare un impianto o un servizio.

Nella Pubblica Amministrazione  prima dell’accordo e della legge del 1997, c’erano 32 sigle, alla Camera dei Deputati 11. In Fiat ve ne sono ben 7 di sigle sindacali. La mistificazione, pluralismo sigle=pluralismo sindacale è abnorme. La Costituzione prevede la base democratica deli Statuti dei sindacati, ma è noto che in molti casi la “democraticità degli Statuti” che prevede l’art.39 è tutta teorica. Molti sindacatini sono nati da scissioni per incompatibilità statutarie dei dirigenti che per continuare a fare i sindacalisti hanno fondato nuovi sindacati con regole interne permissive.

Il paradosso italiano è che vi sono molti settori in cui è in caduta libera la sindacalizzazione, calano gli iscritti, ma aumentano sindacati e sindacalisti.

In questo quadro, ben venga la semplificazione, con regole precise e soglie minime come nel T.U. Cgil,Cisl, Uil e Confindustria e nel pubblico impiego. Ma oltre tutto ciò, non è forse il caso di andare oltre?

Nel 1996 la Cisl propose agli altri di fare un unico sindacato, fu disponibile allo scioglimento, ma non ricevette risposta. A mio avviso, oggi è ancora più urgente interroghiamoci sull’attualità delle divisioni di Cgil, Cisl, Uil dell dopoguerra. Facciamolo una volta tanto senza essere colti da quella che chiamo la “sindrome da calo delle poltrone” meno sigle=meno segreterie e pensiamo alle scelte radicali, rifondative e rigeneratrici che spettano al sindacato per cambiare davvero.

Roma, 24 maggio 2015

Ufficio Stampa Fim Cisl

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