CCNL: Bentivogli sarà il contratto più difficile da rinnovate nella storia dei metalmeccanici.
Di Enrico Marro – Corriere Economia – 8 giugno 2015
CCNL: Bentivogli sarà il contratto più difficile da rinnovate nella storia dei metalmeccanici.
Ultima chiamata all’unità Landini rischia la solitaria
E le aziende rivogliono 60 euro
I leader dei sindacati metalmeccanici, Maurizio Landini (Fiom-Cgil), Marco Bentivogli (Fim–Cisl) e Rocco Palombella(Uilm-Uil) si incontreranno oggi per l’ultimo tentativo di costruire insieme la piattaforma per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici che scade a fine anno. Tentativo destinato a fallire. Come accade dal 2008, dunque, Fim e Uilm procederanno unite mentre la Fiom resterà all’opposizione. Questa volta, se possibile, la divisione è ancora più profonda perché avviene per la terza volta consecutiva e già sulla piattaforma, ancora prima che cominci la trattativa con le aziende. Che comunque sarà tutta salita anche per Fim e Uilm. I sindacati delle tute blu, infatti, si troveranno davanti allo stesso problema che ha bloccato sul nascere la trattativa per il rinnovo del contratto dei chimici. Poiché gli ultimi contratti hanno erogato aumenti parametrati su un’inflazione prevista ( indice Ipca al netto dei prezzi energetici importanti) inferiore a quella che si è verificata, le aziende per prima cosa vogliono recuperare i maggiori aumenti erogati. Ai chimici sono stati chiesti 79 euro indietro. Ai metalmeccanici verrà presentato un conto di almeno 60 euro da restituire, sui 130 ottenuti in media col contratto 2013-2015. Tenendo conto che l’Ipca prevista per il 2016-2018è, secondo le stime appena diffuse dall’Istat del 3,9%, i margini di aumento, tolti i 60 euro, si ridurrebbero a circa 10 euro. Che è come dire di non fare il contratto.
“Questo – dice Marco Bentivogli, segretario generale della Fim – sarà il contratto più difficile da rinnovate nella storia dei metalmeccanici. Perciò abbiamo provato, negli ultimi sei mesi, e con sette incontri diretti fra i tre segretari generali, a fare una piattaforma anche con la Fiom, ma temo che le scelte di Landini, più orientate alla politica e al progetto di coalizione sociale che al merito della trattativa, non ci porteranno ad una scelta unitaria”. Fim e Uil, quindi, prepareranno la loro piattaforma, che presenteranno tra la fine del mese e gli inizi di luglio, mentre la Fiom preparerà un documento alternativo. Entrambi gli schieramenti si troveranno però di fronte al muro di Federmeccanica. Le aziende, oltre a chiedere indietro i maggiori aumenti del triennio 2013-2015 vogliono anche ritardare il più possibile il contratto, tanto che alcuni imprenditori avanzano la proposta di una moratoria di 30 mesi. E comunque il nuovo contratto, dicono, dovrà sancire l’alternativa tra primo e secondo livello. Insomma: gli aumenti o si danno con il contratto nazionale o con quello aziendale. L’impressione è che questo come altri contratti importanti resterà bloccato fino a quando Cgil, Cisl e Uil non si metteranno d’accordo su un nuovo modello. La divisione tra i metalmeccanici non aiuta. Aggrava la distanza tra la Cgil di Susanna Camusso e le altre due confederazioni. Allontana la ricerca dell’unica soluzione che sembra ragionevole: legare i salari alla produttività. Senza accordo, le grandi aziende saranno sempre più tentate di seguire il modello Fca di Sergio Marchionne e la Confindustria si indebolirà ancora di più. Ma rischiano grosso anche le confederazioni sindacali. Col governo che potrebbe intervenire a gamba tesa fissando un salario minimo per legge come paracadute se la contrattazione dovesse paralizzarsi.