Più welfare e formazione. Le priorità della Fim Cisl sul contratto
Intervista al Segretario Generale Fim Cisl Marco Bentivogli
“Piu welfare e formazione” le priorità della Fim Cisl sul contratto dei metalmeccanici
di Luigi Mazza, Avvenire 5 novembre 2015
Con oltre un milione e mezzo di lavoratori interessati, quello dei metalmeccanici è il contratto più importante dell’industria e del settore privato, in questa fase delicata, sarà uno dei meno facili da rinnovare. Oggi, nella sede romana di viale dell’Astronomia di Confindustria, partono ufficialmente gli incontri per provare a siglare un nuovo accordo entro la scadenza del 31 dicembre. «Sarà una partenza in salita – ammette Marco Bentivogli, leader della Fim, il sindacato dei metalmeccanici della Cisl – In un contesto tanto complesso, con una ripresa economica a macchia d’olio e con un’inflazione a zero o quasi, servirà il massimo sforzo possibile da parte di tutti i soggetti coinvolti per ottenere un ottimo risultato».
Posizioni rigide di Federmeccanica e fronte sindacale tutt’altro che unito: non sembrano esserci le condizioni migliori per il rinnovo...
Sarà il più difficile della storia dei metalmeccanici, ma siamo rodati a superare le situazioni più impervie, ci sono ancora dei margini per centrare l’obiettivo. Bisogna evitare il rischio principale, cioè l’irrigidimento delle varie posizioni. Partiremo da piattaforme diverse, è necessario trovare una sintesi nell’interesse dei lavoratori.
Fabio Storchi, numero uno di Federmeccanica, ha detto chiaramente che non si tratta di fare un nuovo contratto ma di rinnovare la contrattazione, tenendo conto che dal 2008 a oggi il settore ha perso il 30 per cento della produzione a livello nazionale, il 25% della capacità produttiva e 250 mila addetti. Significa niente aumenti?
Il salario non sarà l’unico obiettivo del prossimo rinnovo, ma serve comunque un aumento dignitoso, che nella nostro testo è di 105 euro lordi. Se Federmeccanica resterà su posizioni ideologiche sarà impossibile trovare una convergenza.
Questo però vale anche per il sindacato. Le condizioni e l’atteggiamento della Fiom è profondamente diverso dal vostro...
In 15 anni, su sei contratti dei metalmeccanici rinnovati, la Fiom ne ha firmati solo due. Ciò significa che la sua presenza finora non è stata decisiva per poter rinnovare i contratti. Io mi auguro che la Fiom torni presto a fare il sindacato, anche perché le piattaforme che poi non diventano accordi assomigliano alle promesse elettorali dei politici che non vengono mantenute. Il sindacato vince quando fa accordi.
Qual è il punto dirimente del rinnovo? Creare le condizioni pratiche affinché il contratto nazionale sia da stimolo alla contrattazione territoriale e aziendale sulla produttività. Concentrarsi solo sul primo, e distribuire in esso la produttività aziendale, sarebbe una scelta antiquata e perdente anche dal punto di vista salariale. Serve un doppio livello di contrattazione più flessibile. Bisogna costruire una normativa adeguata alle sfide del futuro, mantenendo il contratto nazionale ma puntando allo stesso tempo sul secondo livello.
Come possono tradursi in pratica le soluzioni sostenibili e innovative che lei auspica?
Fissando alcune priorità come lo sviluppo di sistemi di welfare aziendale e locale, la crescita e il riconoscimento della partecipazione dei lavoratori e lo sviluppo della formazione professionale come diritto sogettivo di ogni lavoratore. Va scelta, inoltre, con ancora più nettezza la sfida di relazioni industriali improntate sulla partecipazione. Si tratta di elementi fondamentali anche per costruire la cosiddetta industria 4.0 su cui noi insistiamo da tempo.
Se si creerà una situazione di stallo, però, il governo rischia di scavalcarvi con un intervento legislativo. Avete questo timore?
È un pericolo da scongiurare e sarebbe un precedente pericoloso. Spero che il governo usi il buon senso e che tutte le parti coinvolte nel negoziato agiscano per non dare alibi di nessun tipo all’esecutivo che ha altre priorità su cui concentrarsi.