Bentivogli: “Sugli orari di lavoro e i contratti il ministro Poletti non ha tutti i torti” – La Stampa
“Sugli orari di lavoro e i contratti il ministro Poletti non ha tutti i torti”
Parla Bentivogli, il capo dei metalmeccanici Cisl
Di Paolo Baroni – La Stampa 30 novembre 2015
Poletti? Su orari e contratti non ha tutti i torti”, sostiene il segretario generale metalmeccanici della Cisl, Marco Bentivogli. “Solo chi gira al largo dalle fabbriche non sa che per molti lavoratori italiani la dimensione spazio temporale di quella che si chiamava la “prestazione lavorativa” è già radicalmente cambiata, “lavoro agile” e smart working si stanno diffondendo ad una velocità incredibile soprattutto nelle imprese più innovative e competitive”.
La Cgil è in rivolta, dice il governo punta ad affrontare il contratto nazionale.
“E’ un’alzata di scudi che per me non ha senso, perché cosi si perpetua solo una sensazione di stato d’assedio al limite del ridicolo. Quando al contratto nazionale è chiaro che se rischia di difendere solo pezzi residuali del lavoro, mentre tutto il lavoro è cambiato, è un errore non modificarlo. Certo è sbagliato intervenire a gamba tesa con le leggi, ma sarebbe anche ore che il sindacato non arrivasse sempre dopo i cambiamenti.”
Insomma Poletti ha ragione.
“Se guardiamo al lavoro di oggi, non a quello che descrivono i futurologi, vediamo già che in tante imprese il lavoro si svolge con modalità completamente nuove rispetto a quelle che prevedevano una disciplina di orari rigidi. Ed in queste situazioni le 8 ore rischiano di essere più un problema per il lavoratore, anziché una tutela”.
Il collegamento salari-produttività però fatica ad affermarsi.
“Col solito sindacato che vede il bicchiere mezzo vuoto seguire questa strada significa caricare sul lavoratore il rischio d’impresa. Se però la vediamo in maniera positiva possiamo immaginare imprese e lavori completamente diversi, dove l’ingaggio cognitivo del lavoratore è più elevato e la sua autonomia è sempre più ampia. Come facciamo noi sindacati ad essere contrari? Vogliamo restare legati al modello del lavoratore alienato, dell’operaiomassa? Per me è sbagliato”.
Per il segretario della Fiom Landini il governo dovrebbe incentivare il contratto nazionale anziché quelli di secondo livello.
“La Fiom è rimasta legata ad un’idea del lavoro industriale che andava bene negli anni 50. Semmai oggi bisogna fare in modo che il contratto nazionale non sia d’ostacolo alla definizione di contratti aziendali e territoriali”.
Di tutto questo nuovo cosa avete messo nella piattaforma per il rinnovo del vostro contratto?
“Prima di tutto il diritto soggettivo alla formazione, perché bisogna colmare il gap di competenze che oggi ci vede in fondo alla classifica europea. E poi chiediamo che ci siano orari “a menù”, un meccanismo che aprirebbe spazi molto ampi di conciliazione vita/lavoro. Quindi ci sono partecipazione e inquadramento professionale: tutte partite che guardano alla fabbrica intelligente. Dove il lavoro di casa a sua volta deve essere intelligente, autonomo e responsabile. E dove anche il sindacato deve essere intelligente, deve studiare, fare ricerca e cercare di giocare d’anticipo come vogliamo fare noi con Industry 4.0”.