Comitato IndustriAll Europe settore acciaio e metalli di base
Taranto (Italia) 17-18 novembre 2015
resoconto di Mario Oberti (Tenaris Dalmine), componente delegazione Fim-Cisl nazionale, su situazione del settore nei paesi europei
L’analisi del settore siderurgico dimostra una situazione difficile in EUROPA. Il rischio è di trovarci ancora il prossimo anno in questa nuova crisi del settore. Fuori dal mercato europeo continua la crescita dell’acciaio, ma da noi continua la perdita di posti di lavoro tranne la SLOVENIA.
Tanto per cominciare il dato del REGNO UNITO. Nell’ultimo mese di ottobre 2015 sono andati persi circa 5.000 posti di lavoro. La situazione britannica è particolare perché alcune imprese esportano nei paesi asiatici, specie in TAILANDIA. Ma subito dopo che il prezzo è calato, a $ 100 in particolare nell’acciaio speciale, hanno dovuto chiudere. La siderurgia britannica è in difficoltà sia perché gli impianti sono vecchi e obsoleti e necessitano di investimenti che tardano a venire, sia a causa dell’andamento dei prezzi e del cambio Lira Sterlina/Dollaro Usa. Tutti questi fattori generano una congiuntura negativa. Nel complesso in UK ha chiuso il 14% della capacita’ produttiva.
Nella Repubblica CECA la produzione è crollata, in modo particolare nei prodotti TUBOLARI. Questo ha generato una grossa riduzione di acciaio, con chiusure di fabbriche e si sta’ correndo il rischio che si importi ACCIAIO da altri PAESI EXTRAEUROPEI. Quello che preoccupa sono i licenziamenti messi in atto nei confronti dei lavoratori. Il sindacato e’ comunque riuscito a contrattare un numero massimo di 19 mensilità da erogare come indennizzo, ma la difficoltà di applicare gli accordi deriva dal fatto che con alcuni degli imprenditori che operano nella Repubblica CECA non ci sono relazioni e il problema sta’ diventando annoso.
Nei paesi nordici FINLANDIA e SVEZIA sono presenti 3 imprese principali che occupano circa 8 mila persone. Pure qui stanno mettendo in campo delle riorganizzazioni di personale, anche se nei paesi scandinavi la produzione di acciaio è in aumento. Il problema e’ che alcuni produttori stanno vendendo le loro fabbriche ad investitori CINESI e MESSICANI. La situazione in FINLANDIA si diversifica leggermente rispetto alla SVEZIA perché comunque si investe anche se la produzione non è ai livelli del 2008.
La Outokumpu ritiene giusto essere ottimisti per il prossimo futuro. Loro si aspettano molto dalla conferenza di PARIGI sul trattato AMBIENTE per la riduzione delle emissioni di CO2 e il contrasto ai cambiamenti climatici. Il Governo attualmente in carica di destra è molto duro nei confronti dei LAVORATORI. Il Sindacato, con grossa difficoltà, cerca di negoziare perché il Governo vuole aumentare le giornate lavorative, per l’indennità malattia non vuole pagare il primo giorno e vuole retribuire meno i successivi 8 giorni e, infine, vuole ridurre di circa il 30% le giornate di ferie.
In SPAGNA la situazione del settore siderurgico è complicata. La mancanza di una politica industriale espone le nostre fabbriche a rischio di chiusura e, quindi, verrebbe meno la produzione di ACCIAIO finendo per dipendere dalle importazioni.
Nella vicina AUSTRIA, invece, l’andamento del settore siderurgico è di segno positivo con (+1,7%) ad oggi non è prevista nessuna riduzione di posti di lavoro, ad eccezione dei prodotti TUBOLARI. Nei giorni scorsi e’ stato rinnovato il CONTRATTO di LAVORO con un aumento medio del SALARIO (+1,8%) e la istituzione di una BANCA ORE di circa 27 ore mensili di FLESSIBILITA’.
In SLOVACCHIA ci sono 3 grandi realtà produttive che occupano circa 12 mila lavoratori. Anche in questo paese nella seconda metà del 2015 sono state importate enormi quantità di acciaio e la capacità produttiva esistente non viene impiegata. Le persone rimangono a casa mediamente un giorno alla settimana e una delle cause è il prezzo della ENERGIA ELETTRICA che in SLOVACCHIA è molto alta. La produzione di prodotti TUIBOLARI è in forte difficoltà e questo porta ad una notevole perdita di posti di lavoro. Per il settore ALLUMINIO il prezzo è notevolmente diminuito.
Oltralpe in FRANCIA la situazione è critica per problemi di SICUREZZA sul lavoro. Da un anno ad oggi registriamo 3 infortuni mortali. ARCELOR/MITTAL: attualmente la produzione si pone tra il 60% e 70% della capacità, ma a fronte di questo prevalgono delle problematiche nella distribuzione dell’acciaio. L’azienda sta’ riducendo tutto quanto è possibile in termini di servizi e accessori e nel contempo vogliono portare avanti un mercato fatto di basso costo e maggior PROFITTO. La situazione nelle altre ACCIAIERIE medio piccole e’ negativa: sono in via di chiusura e lo stesso dicasi per la produzione di TUBOLARI. Le perdite di posti di lavoro generano esuberi. Nelle fabbriche di laminati PIANI sono in atto delle vendite di proprietà. I colleghi francesi pensano che, comunque, il grosso della riorganizzazione potrebbe essere passato, ma nel contempo esprimono un futuro ancora incerto.
GERMANIA: la situazione attuale della domanda rimarca una stasi di richiesta di acciaio, anche se i produttori sono cautamente ottimisti sulla ripresa perché i prezzi delle materie prime sono in calo e quindi la offerta potrebbe essere buona. Pure in GERMANIA sono in aumento gli INFORTUNI rispetto agli anni precedenti. E’ quindi necessario mettere in campo delle iniziative nel settore siderurgico in Europa che migliorino gli standard di lavoro e di sicurezza. Gli aumenti salariali sono stati contenuti nell’ordine del 3%. Da questo anno in alcune realtà locali dove la produzione viene meno è in atto una politica salariale finalizzata ad abbassare il SALARIO MINIMO definito a livello nazionale. Noi come sindacato non siamo d’accordo.
Concludendo questa panoramica sulla situazione nei singoli paesi è necessario riprendere uno sguardo europeo. L’EUROPA deve tener conto della nostra industria, dei nostri interessi. Non solo per quello che avviene in CINA che è la maggior responsabile della crescita delle capacita’ produttive mondiali e del crollo dei prezzi, ma anche delle politiche messe in atto da RUSSIA e BRASILE che hanno svalutato le loro monete. Finché la CINA non si conforma alle regole di mercato sono necessarie misure di protezione commerciale da parte dell’UE.