IndustriAll Europe: dichiarazione di Taranto su siderurgia europea
L’industria siderurgica è in una situazione di crisi manifesta, che richiede misure europee eccezionali.
L’industria siderurgica europea sta vivendo una situazione senza precedenti, che richiede misure eccezionali. Questa è la conclusione raggiunta dal comitato europeo “metalli di base” (siderurgia e metallurgia non ferrosa) che si è riunito a Taranto in Italia il 17 novembre 2015.
I prezzi dell’acciaio rimangono a livelli eccezionalmente bassi a causa delle importazioni di prodotti siderurgici che stanno invadendo il mercato europeo in un contesto di sovra-capacità produttive globali (in particolare in Cina), di pratiche commerciali sleali e monete sotto-valutate.
Nella maggior parte dei paesi europei, la ripresa della domanda ha beneficiato principalmente le importazioni. Questa situazione è stata aggravata dal fatto che le importazioni sono state favorite dall’eccessiva riduzione della capacità produttiva in Europa, soprattutto dal 2009, che ha determinato l’impossibilità degli stabilimenti europei di soddisfare la domanda di alcuni prodotti.
Negli ultimi tre mesi, i prezzi dell’acciaio sono scesi del 20% sul mercato europeo, e niente lascia prevedere un cambiamento in questa fase. Ciò mette in discussione la redditività degli impianti e la vitalità del settore nel breve periodo. Questa situazione è ancora più drammatica poiché, dopo sette anni di crisi economica che ha colpito duramente l’industria siderurgica portando alla perdita di 80.000 posti di lavoro, i margini di regolazione sono quasi inesistenti.
Gli impianti siderurgici che hanno superato la crisi stanno operando con meno personale e il loro margine di manovra è limitato. A ciò si aggiungano i prezzi elevati per l’energia e l’impatto di una politica ambientale e per i cambiamenti climatici che sono altri handicap per la gara che l’industria siderurgica europea sta sostenendo per riconquistare la sua competitività a livello internazionale.
Infine, le difficoltà del settore sono anche legate alle politiche di austerità che penalizzano l’industria siderurgica, in particolare nei mercati della costruzione civile, dei servizi, dei trasporti, delle infrastrutture ecc.
Inoltre, se la Cina, la cui sovra-capacità produttiva è il doppio di quella europea, acquisisce lo “status di economia di mercato”, potrà senza difficoltà inondare il mercato europeo. Va ricordato che nel 2015 le esportazioni cinesi hanno superato di 110 milioni di tonnellate e sono raddoppiate in due anni.
In uno scenario globale di perturbazione del mercato dell’acciaio e di crisi manifesta nel settore siderurgico, l’UE deve adottare misure di emergenza e tutela per la sua industria, in conformità con le norme dell’OMC e, al contempo, perseguire una politica adeguata alle esigenze d’investimento e innovazione nel settore.
Nonostante ci siano regole molto restrittive sugli aiuti di Stato, molti Stati membri sono intervenuti per sostenere questo settore strategico il cui controllo resta cruciale, a valle, per l’intera industria manifatturiera. Questi interventi statali hanno assunto varie forme, come il supporto a investimenti in R&S, nelle tecnologie ad alta efficienza energetica, nella tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, nella compensazione dei costi indiretti di energia, o attraverso garanzie di prestito, public equity o anche ri-nazionalizzazione temporanea.
Al fine di mantenere le competenze in un mercato ciclico al ribasso, sono state implementate misure per la sostituzione del personale (contrato relevo in Spagna), per i contratti di solidarietà (in Italia), per la disoccupazione parziale a Kurzarbeit (lavoro a orario ridotto).
In ogni caso, tutto questo certamente appare inadeguato e frammentato in considerazione della gravità della crisi che colpisce l’industria siderurgica europea dall’inizio dell’autunno 2015. Nello scenario globale attuale è a livello europeo che, in realtà, le risposte devono essere fornite.
Il Consiglio Europeo sulla Competitività, riunito in seduta straordinaria il 9 novembre, su richiesta del Regno Unito, non ha prodotto risultati concreti che consentano il supporto azioni a lungo termine dell’industria siderurgica europea. Tuttavia, i campi di azione che essa ha individuato devono essere presi e affrontati seriamente da vari livelli della Commissione Europea. Senza l’adozione di misure strutturali, l’industria siderurgica è ad alto rischio di estinzione.
Per IndustriAll Europe devono, pertanto, essere prese le seguenti misure:
- Garantire parità di condizioni attraverso il rafforzamento delle normative sugli strumenti di difesa commerciale e la riduzione della fase delle indagini preliminari, nel caso di revisione di una denuncia antidumping, in modo da consentire la rapida adozione di misure tariffarie di prevenzione, come già avviene negli Stati Uniti.
- Negare lo status di economia di mercato alla Cina, fino a quando non soddisferà i criteri fissati dall’UE.
- Assicurare che le azioni per il clima e la politica energetica, e in particolare la riforma del sistema di scambio delle emissioni (ETS), non portino a costi aggiuntivi per gli impianti siderurgici più efficienti, fino a quando altre grandi economie non intraprendono sforzi analoghi nella lotta contro il cambiamento climatico.
- Mettere in atto misure temporanee per l’industria siderurgica, allo scopo di mantenere il numero di lavoratori attuali e preservare la sua capacità produttiva in caso di declino delle condizioni economiche.
- Massimizzare l’utilizzo dei fondi nazionali, europei e regionali per aiutare i lavoratori gravemente colpiti dalle conseguenze di questa crisi assicurando, in particolare, che il settore siderurgico abbia lo stesso accesso degli altri settori ai fondi europei, nazionali e regionali.Tuttavia, data l’entità della crisi, che ha avuto origine essenzialmente al di fuori dell’Europa, è necessario considerare l’introduzione di misure di difesa compatibili con le norme dell’OMC.
Tali misure di difesa potrebbero, per un periodo transitorio, assumere la forma di un prezzo minimo per tutti i prodotti siderurgici europei. Dobbiamo anche usare tutti gli strumenti dell’UE. Tutte le misure fornirebbero il tempo necessario all’Unione Europea per discutere con i suoi partner commerciali alcune soluzioni a lungo termine per il settore, in particolare con la Cina, simile a quanto fanno gli Stati Uniti. La sfida è rendere più equa la concorrenza globale, lottando contro il dumping economico e monetario, in aggiunta al già esistente dumping sociale, fiscale e ambientale, per non parlare dell’impatto dei diversi regimi economici dove gli acciai sono prodotti.
Traduzione in italiano a cura dell’Ufficio Internazionale FIM-CISL