ILVA, la ricetta della Fim-Cisl ‘ no agli spezzatini e privati in campo ’
Ilva, la ricetta della Fim-Cisl ‘ No agli spezzatini e privati in campo ’
Il segretario generale Marco Bentivogli: ‘Bisogna ripartire dal piano industriale di Bondi, in cui si parlava anche di crescita’
di Massimo Minella – la Repubblica ed Genova 7 gennaio 2015
Più che cordate, preferisce parlare di piani industriali. Anche ora che il governo ha presentato un emendamento che assegna ai commissari 800 milioni per la bonifica di Taranto, allargando di fatto la possibile platea degli acquirenti, Marco Bentivogli, segretario generale della Fim-Cisl, si concentra solo sui progetti che possono mettere in salvo l’Ilva. Mentre Genova si prepara a vivere altre giornate roventi, la trattativa sull’acciaio non si ferma.
Nei prossimi giorni si giocherà una fetta importante del futuro dell’Ilva. Si inizia oggi e domani, con la discussione dell’emendamento del Pd per l’integrazione del reddito dei dipendenti di Cornigliano, poi lunedì l’assemblea in fabbrica e lo sciopero. “Lottiamo per la difesa del gruppo siderurgico e del lavoro dei dipendenti – spiega Alessandro Vella, segretario regionale della Fim-Cisl – sappiamo bene che quella dell’Ilva è una situazione complessa e ampia, ma vogliamo affrontarla ribadendo la difesa degli accordi sottoscritti a Genova”. In effetti, il tema dell’acciaio è di valenza quanto meno nazionale e chiama in causa una pluralità di soggetti. Ma l’impostazione data dal governo convince il sindacato?
Bentivogli, che ne pensa?
“Che finalmente, con un anno di ritardo, abbiamo sgombrato il campo da una situazione assurda”.
E quale?
“La nazionalizzazione. Solo noi della Fim lo abbiamo detto e ripetuto anche al tavolo del governo. L’intervento pubblico ha affascinato troppe persone, siderurgici e politici affetti da nostalgia, ma non aveva alcuna possibilità di riuscita”.
E adesso?
“Bisognerebbe ripartire dal piano industriale dell’ex commissario Bondi, che rispettava la prescrizione dell’Aia, ma parlava anche di rilancio, di crescita produttiva e di tecnologia, con l’utilizzo del preridotto”.
Crede che la soluzione stia in una cordata italiana che il governo sembra sostenere?
“Sarebbe ora di smetterla in Italia con il gioco delle cordate in cui ci sono quattro furbi e un fesso che ci mette i soldi. Il ministro Guidi si sta impegnando su questo fronte, ci sta mettendo la faccia, ma bisognerebbe capire il progetto prima dei nomi”.
A qualcuno piacerebbe una vendita a pezzi del gruppo…
“Si certo, lo so che qualcuno gradirebbe lo spezzatino. Qualcuno interessato magari soltanto a Cornigliano e a Novi Ligure, che sarebbero funzionali al loro business. Ma l’unicità del gruppo non può essere messa in discussione. La vertenza Ilva è globale, lo è da un punto di vista geopolitico. Taranto, Genova e Novi Ligure devono avere lo stesso destino”.
E se ad affiancare gli italiani arrivasse qualche grande gruppo straniero, magari dall’Asia?
“Gli italiani sono stati chiari: non può essere caricato sulle loro spalle il peso dell’ambientalizzazione e del dissequestro delle aree. Cassa Depositi e Prestiti potrebbero allora intervenire in questo frangente, in attesa che possono essere dissequestrati i soldi bloccati in Svizzera”.