Bentivogli sogna il modello Usa. “Operai e quadri, sindacato unico” QN 3 aprile 2016
Bentivogli sogna il modello Usa. “Operai e quadri, sindacato unico”
Il leader dei metalmeccanici Cisl guarda al modello americano. E attacca Renzi: “Chi preferisce il cerchio magico ai sindacati non andrà lontano…”
Bentivogli vuol fare l’americano?
“La Fim-Cisl ha fatto una ricerca su 5mila operai di Fiat Chrysler in Italia, analizzando il nuovo sistema di produzione adottato dal 2006 (il Wcm, World class manufacturing) e studia da anni le migliori esperienze: americana, nord europea e brasiliana”.
In sintesi: strizza l’occhio al ‘nemico’ Sergio Marchionne.
“Cito le parole di Bob King, ex leader del sindacato auto americano (Uaw): ‘Quando gli interessi dei lavoratori coincidono con quelli dell’impresa non è solo una scelta, ma un dovere fare un pezzo di strada assieme’. Il Wcm è un’evoluzione del modello Toyota: prevede, cioè, l’integrazione tra i processi decisionali e produttivi”.
Fine della coscienza di classe?
“La classe, ormai, è il lavoro dipendente. In una fabbrica integrata non c’è più il ‘capo stronzo’ della vecchia Fiat autoritaria. Perché se allo stabilimento Fca di Pomigliano, dove ci sono squadre di sette persone, ne manca una, il capo farà il suo lavoro”.
L’accordo che avete sottoscritto fra tute blu e colletti bianchi è solo l’inizio?
“La fabbrica moderna non è solo digitale, ma appunto fortemente integrata. Il nostro patto con l’associazione quadri e professional (Aqcf) del gruppo Fca, Cnhi e Magneti Marelli, ‘unisce’ dall’ingegnere al quadro fino all’operaio che sta in produzione. Solo così il sindacato può diventare più forte e presidiare tutta l’azienda: dai luoghi decisionali all’officina”.
Prossimo passo: il sindacato unitario, impensabile ai tempi della marcia dei 40mila impiegati e quadri Fiat?
“L’accordo tute blu-colletti bianchi lo proporremo anche in Finmeccanica e nelle grandi realtà industriali. È la nostra ‘base’ che chiede un unico sindacato da operai a quadri. Il sindacato nostalgico del fordismo c’è solo in tv”.
Stiamo andando verso l’addio del contratto collettivo a favore di quello aziendale?
“No. Ma servono modifiche, cioè ridurre il numero dei contratti nazionali e inserire la produttività a livello aziendale o territoriale”.
Una sfida che riguarderà anche il neopresidente di Confindustria, Vincenzo Boccia?
“Confindustria è rimasta al Medioevo: deve ridurre almeno ad un quarto i contratti nazionali che gestisce (ne ha 80) e accorpare le microfederazioni che servono soltanto per mantenere poltrone e incarichi”.
Vizietto che, in verità, appartiene anche ai sindacati…
“E che, nel sindacato intelligente, sparirà. Nel 2013 in Cisl abbiamo avviato gli accorpamenti e io non ho cambiato idea. Dobbiamo finirla col bla-bla e ricominciare a considerare gli ‘invisibili’, cioè i precari, le alte professionalità, i giovani, spesso esclusi. Sia la fabbrica sia il sindacato devono trasformarsi: dall’immaginario dei film di Ejzenštejn (il russo della Corazzata Potëmkin e Ottobre) a quello di Star Wars”.
Come conciliare l’idea Fim con quella della Fiom e di Landini?
“Io e Landini abbiamo un buon rapporto personale e per sette mesi abbiamo tentato di scrivere una piattaforma comune per trattare con Federmeccanica. Ma non ci siamo riusciti a causa della sua assoluta rigidità”.
Con Susanna Camusso va meglio?
“Noi siamo un sindacato laico, loro fanno opposizione ideologica, proponendo quattro quesiti referendari contro il Jobs Act. È ora di smetterla con lo sconfittismo operaio”.
Sul nuovo contratto nazionale dei metalmeccanici, però, farete uno sciopero unitario, dopo 8 anni. E sulla riforma delle pensioni siete d’accordo.
“Sì, ma dobbiamo essere uniti non solo nella protesta, ma anche nella proposta”.
Meglio Renzi, anche se dice che ha fatto più Marchionne per l’Italia che i sindacati?
“La Fiat l’abbiamo salvata noi. Il premier smetta di fare generalizzazioni da bar. E attenzione: non tutto il sindacato è una zavorra per il cambiamento. Ma un leader che preferisce il cerchio magico alle grandi organizzazioni sindacali non andrà lontano. Obama, infatti, ha dedicato il Labour day (la festa dei lavoratori) al sindacato, ringraziandolo… qualche lezione americana la prenda anche Renzi”.