Skip to content Skip to main navigation Skip to footer

CCNL: BENTIVOGLI, metalmeccanici sardi in lotta per il lavoro e il contratto. Aprire “vertenza Sardegna”

Condividi questa pagina

Comunicato Stampa

Dichiarazione del Segretario Generale Fim Cisl Marco Bentivogli

CCNL: BENTIVOGLI, metalmeccanici sardi in lotta per il lavoro e il contratto.

Con noi tutta la Sardegna migliore, quella del Lavoro che non si arrende ai cancelli chiusi delle fabbriche.

 

Oltre 2000 tute blu della Sardegna oggi si sono ritrovate a Cagliari e manifestato per le vie cittadine, per il lavoro e il rinnovo del contratto. Il leader della FIM Cisl Marco Bentivogli, che nella serata di ieri ha fatto visita e trascorso la serata insieme ai lavoratori ex-Alcoa di Portovesme, in presidio dal maggio 2014 fuori i cancelli della fabbrica, ha guidato il corteo dei lavoratori fino a piazza Defenu dove ha tenuto il comizio conclusivo.

Questo di oggi è il terzo round di scioperi regionali di 8 ore per il rinnovo del Contratto Nazionale dei metalmeccanici: i lavoratori sardi sono in lotta per il rinnovo del contratto ma soprattutto per il lavoro. Tutta la Sardegna migliore è con noi, quella del lavoro, quella che non si arrende ai cancelli chiusi delle fabbriche, quella che non abbandona la sua terra, come invece troppo spesso altri – soprattutto i politici dalle vuote promesse – hanno fatto in passato.

Questa terra non è nata sotto una cattiva stella, ma come dimostrano le molte vertenze aperte a partire dall’ex-Alcoa, l’indotto metalmeccanico della Carbosulcis, l’EurAllumina, l’Ila, la Keller, l’indotto dell’Eon e della chimica verde, l’Intermare, l’indotto Saipem, etc. non sono nate con la crisi, ma a causa delle inefficienze di  una classe politica troppo spesso distratta e inadeguata; “benaltristi” che hanno spiegato che l’industria in quest’isola era finita e che serviva altro, altro che non è mai arrivato. Una mappa della sofferenza del lavoro e dell’economia sarda che sollecita non solo la solidarietà ma anche e soprattutto la capacità concreta di imprese, Governo, Regione di andare oltre gli annunci.  In questo quadro non possiamo e non dobbiamo consentire che si dimentichino la responsabilità delle multinazionali che hanno operato e guadagnato nell’isola e spesso lasciato inquinamento e disoccupazione.

Il tasso di disoccupazione in Sardegna è ben al di sopra della media nazionale, circa il 20%  (territori come Sulcis e Medio Campidano si avvicinano al 30%), la disoccupazione giovanile oltre il 55% e quella femminile il 65%.  Questo è il bollettino di una guerra dichiarata contro le persone e la possibilità di vivere come meritano.

La crisi per i metalmeccanici in Sardegna comporta un’ulteriore difficoltà, che è quella legata alla gestione contingente di crisi, la mancanza di lavoro e di prospettiva vede attualmente circa 2000 lavoratori che hanno perso e perderanno gli ammortizzatori sociali già dal prossimo anno e le politiche attive per il lavoro,  al momento, non sono in grado di garantire ai lavoratori metalmeccanici un futuro. Questa è la vigilia di un disastro che si può evitare mettendo al centro delle politiche il lavoro. Va aperta immediatamente la “vertenza Sardegna”, non possiamo accettare che l’unica alternativa alla disoccupazione sia andarsene via da questa meravigliosa terra, come invece sono stati costretti a fare tante ragazze e ragazzi sardi. L’industria non è il futuro dicono i “benaltristi”. Un terzo dei sardi  negli anni ’80 era occupata nell’industria, oggi poco più di un decimo. E’ crollato il contributo dell’industria al Pil sardo, non è salito quello del turismo. Poi hanno detto che era “finita l’industria pesante”, ma è crollata anche l’industria hi-tech. Al 247° posto tra le regioni d’Europa.

Servono interventi urgenti, non più rinviabili o solo annunciati, nelle infrastrutture per fare ripartire le imprese e per fare riaprire i cancelli delle fabbriche oggi chiuse. E’ una questione di civiltà, perché la mancanza di lavoro mette in scacco la dignità e manda in soffitta la democrazia.  La vertenza del Contratto è fortemente collegata alla questione Lavoro, dopo 7 mesi di trattativa  pensavamo si volesse fare qualcosa di nuovo.

Da questa piazza, e da quelle della Sicilia e della Calabria che oggi hanno manifestato e scioperato insieme ai lavoratori sardi, arriva un messaggio forte e chiaro a Federmeccanica e alla parte più chiusa di Confindustria: non ci può essere vera innovazione senza un contratto nuovo che non lasci a terra nessuno, tuteli il potere d’acquisto per tutti i lavoratori  e garantisca formazione, welfare e la partecipazione di tutti. Perché un buon contratto, come ci ha insegnato purtroppo la crisi, è l’unica garanzia di tutela per il lavoro, lavoratori e imprese, perché – se vincono i  metalmeccanici – vince il Paese.

Roma, 15 giugno 2016

Ufficio Stampa Fim Cisl