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BENTIVOGLI: DISINNESCARE LE GUERRE PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI

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Comunicato Stampa

Dichiarazione del Segretario Generale Fim Cisl Marco Bentivogli

BENTIVOGLI: disinnescare le guerre prima che sia troppo tardi

Un sindacato come la FIM-CISL che – tra i suoi valori fondativi e nel suo Statuto – prevede un impegno costante per la pace e il disarmo, non può restare indifferente, tantomeno passivo, di fronte alla grave escalation delle tensioni internazionali.

La cosa più inquietante è che l’Europa, invece di essere il principale motore per la pace e la sicurezza dopo la fine della “Guerra Fredda”, sia attraversata da queste tensioni. Non solo per il perdurare della sanguinosa crisi ucraina e per i tanti atroci atti di terrorismo contro la popolazione civile nel suo territorio, ma anche per le politiche d’interventismo militare confusionario compiuti nella sponda sud del Mediterraneo; ma soprattutto, per l’irresponsabile vendita di armi agli Stati del Golfo (come Arabia Saudita, Emirati Arabi ecc.) coinvolti direttamente nella guerra in corso in Yemen o a quelli del nord dell’Africa e del Medio-Oriente, epicentro di conflitti armati e tensioni internazionali.

Più che una riedizione anacronistica della “Guerra Fredda” ci preoccupa, come sindacato, la ripresa della corsa al riarmo. Seppur Usa e Russia affermino di non avere intenzione di aumentare i loro arsenali nucleari, hanno già iniziato la corsa al loro adeguamento tecnologico: meno care, più precise, più letali. Gli americani spenderanno per l’ammodernamento del loro dispositivo nucleare nel mondo (Italia compresa) 348 miliardi di dollari fino al 2024 e i russi prosciugheranno le loro risorse economiche, in un paese a forte limitazione delle libertà e con drammatiche disuguaglianze. In un momento in cui, solo l’umanità sa, quanto servirebbe investire queste risorse per far arretrare nel mondo le frontiere della fame, della povertà, delle malattie, dell’ignoranza, dei cambiamenti climatici, della distruzione dell’eco-sistema.

Ci preoccupa, soprattutto, la piega che potrebbero prendere le “guerre combattute per procura” (come ricordato dal Vescovo di Aleppo) in Siria, Libia e Yemen, oltre la non risolta crisi in Ucraina, con il rischio di una deflagrazione in una – vera e propria – Terza Guerra Mondiale dagli esiti catastrofici per l’intera umanità. Per questo facciamo nostro, l’accorato appello di Papa Francesco lanciato il 20 settembre ad Assisi per la Giornata mondiale di preghiera per la Pace: “siano disinnescati i moventi delle guerre: l’avidità di potere e denaro, la cupidigia di chi commercia armi, gli interessi di parte, le vendette per il passato (…)”. Aumenti l’impegno concreto per rimuovere le cause soggiacenti ai conflitti: le situazioni di povertà, ingiustizia e disuguaglianza, lo sfruttamento e il disprezzo della vita umana”.

In questo scenario il ruolo giocato dall’Unione Europea e dal nostro Paese non ci piace per nulla. Invece di “giocare alla guerra” ai confini della Nato con la Russia, bisognerebbe avere il coraggio di riaprire il dialogo interrotto e, per prima cosa, demilitarizzare il conflitto ucraino e passare alla trattativa. Bisogna sedersi al tavolo negoziale e non alzarsi fino a che non ci si è messi d’accordo.

La stessa cosa, pur in una situazione più drammatica e difficile, dovrebbe essere fatta in Siria dalla comunità internazionale, responsabile di aver armato i contendenti e di aver causato un conflitto militare, le cui drammatiche conseguenze – in primo luogo per il popolo siriano – sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo bisogno di operatori di pace, non di fomentatori di odio. Per questo non possiamo sottacere l’irresponsabilità dei principali paesi europei che, da un lato esprimono preoccupazione per i conflitti e dall’altro, fanno a gara a chi vende più armi nelle zone ricche di risorse naturali e interessate da conflitti armati.

La FIM-CISL si è storicamente impegnata, con altre associazioni e movimenti, affinché i trasferimenti di armi non fossero più guidati solo da regole commerciali ma subordinate alla politica estera e di sicurezza dello Stato italiano, alla Costituzione Italiana e ad alcuni principi del diritto internazionale (prevenzione dei conflitti, tutela dei diritti umani, sviluppo e cooperazione.)

E’ da tali principi che discendono i criteri e divieti che regolano, attraverso la L.185 del 1990, il commercio di armi. Criteri e divieti che il Governo italiano sta palesemente violando, nel momento che autorizza l’export di armamenti a “paesi in stato di conflitto armato”, come Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrein, Qatar ecc., peraltro indiziati di aver sostenuto (o ancora sostenere) le milizie terroristiche di matrice islamica. Questi paesi, nonostante non siano sottoposti ad azioni d’embargo internazionali, rientrano chiaramente tra i divieti sanciti dalla legge italiana. Divieti che riguardano anche i paesi i cui Governi siano responsabili di violazioni delle convenzioni internazionali sui diritti umani (come l’Egitto e, per certi aspetti, anche la Turchia).

Infine, se la principale minaccia alla nostra sicurezza, è oggi rappresentata dai combattenti del Daesh (ISIS) e Al Qaeda, i nostri ministri degli Esteri e della Difesa non possono dimenticare che l’autorizzazione all’export non può essere in contrasto con la lotta al terrorismo, per cui il paese che compra deve dare adeguate garanzie sulla destinazione finale dei materiali di armamento. Garanzie che dubitiamo possano essere date dai regnanti sauditi. Chiediamo pertanto al Governo e al Parlamento italiano il pieno rispetto della Legge 185/90 che regola il commercio di armamenti e al capo della politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini d’imporre un embargo sulla vendita di armi all’Arabia Saudita, come chiesto dalla risoluzione già approvata dal Parlamento Europeo.

Roma, 19 ottobre 2016

Ufficio Stampa Fim Cisl

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