SALVARE I VOUCHER CONTRO IL LAVORO NERO. JOBS ACT, CAMBIAMOLO INSIEME- l’Unità 31 dic.2016
Salvare i voucher contro il nero. Jobs Act cambiamolo insieme
intervista a Marco Bentivogli segretario generale Fim Cisl
di Adriana Comaschi – l’Unità 31 dicembre 2016
Bentivogli, l’anno si chiude con il dramma dei 1600 licenziamenti di Almaviva a Roma. Chi ha sbagliato?
“ Trovo assolutamente corretto il comportamento del viceministro Bellanova. Con il massimo rispetto per le Rsu romane credo che i lavoratori avrebbero dovuto essere ascoltati prima: si sapeva che a fine dicembre cambierà il regime degli ammortizzatori sociali, bisognava far capire che allo scadere del 75° giorno sarebbero scattate le lettere di licenziamento. Poi certo sarebbe stata auspicabile una maggiore responsabilità sociale da parte dell’azienda, viste le commesse spesso da parte di partecipate del pubblico. Più in generale, c’è da porsi il problema di fondo, quello della competitività dei contat center: se il confronto è con paesi come la Romania non si può puntare tutto su un basso costo del lavoro, o competere anche con casi estremi in Italia come realtà dove lavoratori italiani sono costretti ad aprire la partita Iva ad affittarsi cuffie e postazioni.
Il lavoro è stato richiamato da Gentiloni nella conferenza stampa di fine anno. Si è parlato di discontinuità o meno con governo Renzi, per lei su che punti sarebbe auspicabile?
“Noi abbiamo chiesto a Renzi, e lo chiederemo a Gentiloni, di ripristinare un habitat adatto alla cultura di impresa, perché questo occorre in un Paese che ha perso tra un terzo e un quarto del proprio tessuto industriale. Il capitalismo italiano è fuggito verso la finanza e rendita. E allora ripetere la voluntary disclouse non aiuta chi invece di portare i capitali all’estero li ha investiti in un’impresa italiana. Il nostro è il paradiso degli evasori, Agenzie delle entrate ed Equitalia sono state delegittimate da tutti i governi che però ne erano i committenti, stile che giustifica i furbi e non chi lavora e fa impresa rispettando le leggi. Poi è vero che abbiamo i costi dell’energia più alti d’Europa, banche che non allentano la stretta creditizia nemmeno quanto lo fa il resto della Ue, una burocrazia nemica dell’impresa e dei cittadini – e questo è un tema che anche come sindacato dovremo avere il coraggio di porre. Però insisto: finché non de-ideologizzeremo il dibattito sul lavoro, l’Italia rimarrà sempre due puntate indietro.
Capitolo voucher: per Camusso vanno eliminati, nessuno correttivo. Sono i buoni “il” problema del mercato del lavoro?
“No anzi, salvate il soldato voucher! In realtà sono uno strumento buono e utile. Il compenso di 7,5 euro netti l’ora è vicino agli 8,5 euro del salario minimo legale tedesco, il problema degli abusi è nato quando l’asse Alfano Bersani Casini ha sostenuto la riforma del lavoro del governo Monti che ne estendeva l’uso a impieghi non saltuari. Io sono allora per tornare all’utilizzo per cui i voucher erano stati introdotti ovvero per lavori meramente occasionali, per i quali invece rappresentano un ostacolo al sommerso e al nero. Camusso crede davvero che si potrebbero sostituire tutti i voucher con contratti a tempo indeterminato? Sarebbe come voler trattenere l’acqua con le mani , cancellare del tutto i buoni ci farebbe rimanere il Paese con la più alta quota di lavoro nero, significa essere affezionati al sommerso. Secondo la Cgil, i voucher “nascondono” l’equivalente di 47 mila lavoratori full time: può essere, ma ricordo che in Germania nel 2014 i mini jobs da 400 euro al mese erano milioni. Voucher uguale abusi? Ce ne sono anche sui contratti a tempo indeterminato, molti di più, quasi 15 milioni,. Li evitiamo? Mi pare un atteggiamento rinunciatario di chi vuole sentirsi poco a posto con la coscienza lasciando da soli i lavoratori. E comunque, gli abusi sui buoni interessano datori di lavoro che sono imprese e non persone fisiche che hanno l’obbligo di attivazione telematica: Inps e Inail li conoscono, è semplice sottoporli a controlli. Questo casomai è il nodo su cui battere , visto che tutti i governi degli ultimi vent’anni hanno disinvestito sulle attività ispettive. Dunque: torniamo ai limiti validi prima del 2012, lasciando però la tracciabilità introdotta dal governo Renzi con la comunicazione preventiva via sms. I voucher sostituiscono le generalizzazioni di incompetenti come fu per gli esodati, litania che mise sullo stesso piano poveri disgraziati che avevano perso tutto e coloro che con mega liquidazioni dalle aziende eccedevano di gran lunga i contributi per raggiungere la pensione.
Che conseguenze avrebbe il referendum sull’articolo 18, se ammesso?
Cambierebbero solo gli aspetti sanzionatori, il Jobs Act sta comunque in piedi, il cuore della riforma per me è quello ancora da attuare sulle politiche attive del lavoro, che purtroppo sono messe più in discussione dalla mancata abolizione del TitoloV . L’articolo 18 è importante , ma mente chi dice che non fa crescere il paese così come chi ne fa la soluzione al problema delle tutele nel mercato del lavoro. Nel 2014 , su 100 nuovi lavoratori solo 15 avevano lo Statuto dei lavoratori, sconosciuto agli altri 85. Così come a gran parte dei giovani sotto i 40 anni tra sharing economy e gig economy. I 600 mila posti persi in otto anni di crisi poi erano tutelati dall’articolo 18: non ha fatto la differenza. Il referendum mi pare più centrato sulle dinamiche congressuali del Pd che sulla fluidità della realtà lavorativa.
Dunque voterà ai referendum?
Si pronunci con criterio, siamo davanti al primo quesito della nostra storia propositivo oltre che abrogativo , visto che introdurrebbe una norma finora inesistente. Poi valuteremo il da farsi. Mi chiedo però se la Cgil non debba avviare una riflessione sull’opportunità di allearsi, come per il voto sulla Costituzione, con chi come Grillo ha detto che il sindacato andrebbe abolito: il rischio è di vincere mezza battaglia ma di perdere la guerra. E di vedere se non sia più utile invece battersi tutti insieme per chiedere modifiche parlamentari. Noi continuiamo a dire che i licenziamenti economici e collettivi vanno corretti. La storia dei referendum insegna che anche in caso di vittoria si è arrivati a modifiche deludenti: forse può essere più importante cercare il confronto con le forze politiche, su richieste precise.