Bangladesh: una campagna di successo
Uno sguardo tra le maglie di una campagna di successo. Raggiungere il cambiamento sociale è difficile e non basta il “clic attivismo”: la firma di una petizione on line. Allora, come si è realizzata la campagna e perché abbiamo vinto?
traduzione in italiano di Gianni Alioti dal sito web di IndustriALL Global Union
La questione
I lavoratori del tessile e abbigliamento in Bangladesh si stanno organizzando in sindacati e lottano per migliori condizioni. Nel dicembre 2016, migliaia di loro hanno dichiarato uno sciopero per l’aumento del salario minimo. 1.600 sono stati licenziati, 35 sindacalisti sono stati incarcerati, altri hanno dovuto nascondersi e chiudere le sedi sindacali.
IndustriALL e la sua organizzazione sorella UNI hanno lanciato subito una campagna internazionale per porre fine alla repressione. Il primo di marzo abbiamo avuto conferma del successo della campagna: l’ultimo sindacalista in carcere è stato liberato e i sindacati affiliati a IndustriALL in Bangladesh sono stati riconosciuti come interlocutori nella negoziazione con il Governo e l’associazione degli imprenditori BGMEA.
Come abbiamo fatto?
1. Avevamo una storia di fondo
Abbiamo passato anni sensibilizzando sulle condizioni in Bangladesh, creando relazioni con la classe lavoratrice per migliorare le cose. Pertanto, potevamo iniziare rapidamente la campagna con un semplice messaggio.
2. Abbiamo mobilizzato la nostra base
Abbiamo stabilito contatti con i nostri affiliati in tutto il mondo, chiedendogli di inviare lettere di protesta al Governo bengalese. Abbiamo coordinato una giornata d’azione con proteste organizzate dai sindacati davanti le Ambasciate del Bangladesh a Berlino, Ginevra, Londra, Bruxelles, Aia, Washington D.C., New York, Ottawa, Katmandu e Seul.
3. Campagna di LabourStart
Abbiamo posto in marcia una campagna attraverso LabourStart, il sito di petizioni on line del movimento dei lavoratori. Più di 10 mila attivisti sindacali di tutto il mondo hanno inviato messaggi di protesta al Governo del Bangladesh.
4. Abbiamo attivato la nostra rete
Abbiamo stabilito forti relazioni con alcune ONG. Abbiamo coinvolto organizzazioni come La Campagna Abiti Puliti e Rivoluzione della Moda, che hanno appoggiato la nostra campagna e l’hanno condivisa nelle loro reti.
5. Abbiamo indicato alla gente cosa fare
Siamo arrivati al pubblico in generale utilizzando le reti sociali per raccontargli la storia dei lavoratori che confezionano gli abiti che indossano, in modo semplice e coinvolgente. Abbiamo utilizzato un contenuto facilmente compatibile con una gran quantità di immagini.
Abbiamo preparato un semplice cartello per esigere la liberazione dei sindacalisti, facilitando il suo download. Abbiamo chiesto alle persone di farsi una foto sostenendo il cartello e abbiamo condiviso tutto questo nelle reti sociali attraverso la nostra campagna hashtag #EveryDayCounts Centinaia di persone hanno inviato immagini, che hanno aiutato a diffondere ancora di più il nostro messaggio.
6. Abbiamo utilizzato alternative positive
I nostri avversari hanno qualificato le proteste sindacali come azioni criminali e violente. Ma li abbiamo bloccati con un’azione positiva: due nostri sindacati affiliati – durante il periodo di repressione – hanno firmato contratti collettivi con imprenditori del tessile-abbigliamento del Bangladesh, dimostrando cosi che le relazioni sindacali sono possibili.
7. Abbiamo utilizzato gli Accordi Quadro Globali
Abbiamo passati anni creando relazioni con importanti marche della moda che si approvvigionano in Bangladesh. Abbiamo firmato Accordi Quadro Globali con H&M, Inditex (ZARA), Tschibo e Mizuno. Questi accordi contengono precisi impegni affinché le marche assumano le responsabilità della loro catena di approvvigionamento, incluso l’impegno ad appoggiare la negoziazione collettiva.
L’attivismo dei consumatori significa il constante aumento del numero di persone che oggi sanno come si fabbricano i propri vestiti: per essere competitive le marche devono anche dimostrare che si preoccupano di quello. Le principali marche non si possono permettere che siano associate con la repressione dei lavoratori in Bangladesh. Come risultato di tutto ciò, le imprese multinazionali firmatarie degli Accordi hanno annunciato che non avrebbero assistito alla cruciale fiera commerciale dell’industria bengalese: Summit dell’abbigliamento a Dacca. Questa è stata l’ultima goccia d’acqua per i proprietari delle fabbriche.
8. Abbiamo funzionato come associati
I sindacati fanno accordi. Dovremo lavorare con il Governo e la federazione degli imprenditori in futuro per creare un’industria della confezione di successo che offra impieghi di qualità. Abbiamo raggiunto una situazione nella quale sarebbe risultato realmente costoso da parte del Governo e degli imprenditori continuare la repressione. Era chiaro che saremmo stati in condizione di intensificare la campagna. Ma gli abbiamo lasciato una via d’uscita.
I rappresentanti sindacali sul campo, il Consiglio di IndustriALL in Bangladesh (CBI), hanno negoziato un accordo in base al quale si sono liberati i sindacalisti imprigionati. Si è assunto l’impegno di riammettere i lavoratori licenziati e abbiamo stabilito il precedente del riconoscimento del CBI come interlocutore nei negoziati contrattuali.
Conclusione
I due fattori più importanti del nostro successo sono stati:
1. Dedicare tempo a creare preventivamente relazioni e fiducia, per poter mobilitare con rapidità un gran numero di persone.
2. Approcciare il problema da differenti prospettive. Con l’invio di messaggi elettronici e lettere al Governo bengalese, le proteste davanti le ambasciate e la scelta di alcune importanti marche di non partecipare al Summit dell’abbigliamento a Dacca, si sono esercitate pressioni da tutti i lati.
La campagna si é basata mediante le relazioni e le reti. Abbiamo mostrato i nostri punti di forza (le nostre reti) e evidenziato i punti deboli degli imprenditori (il danno alla loro reputazione e la minaccia di perdita dei loro affari).
La foto di ringraziamento dei rappresentanti dei lavoratori e sindacati bengalesi agli attivisti che in tutto il mondo hanno sostenuto le loro lotte! “La solidarietà globale raggiunge il Bangladesh”