“Non abbiamo premiato il merito E i ragazzi ci voltano le spalle” QN 22 maggio 2017
“Non abbiamo premiato il merito
E i ragazzi ci voltano le spalle”
di Rosalba Carbutti – QN 22 maggio 2017
IL RAPPORTO tra giovani e sindacato? Per Marco Bentivogli 47 anni, segretario generale della Fim-Cisl (la federazione metalmeccanici), è il “problema numero uno che abbiamo”.
Perché i sindacati non riescono ad attirare i giovani?
“Se in Europa solo un giovane lavoratore su dieci s’iscrive al sindacato, significa che qualcosa non va. Si parla tanto di giovani, ma a loro non si danno né spazi né ruoli”.
Lenin avrebbe detto: che fare?
“Oggi i sindacati parlano tantissimo di pensioni, ma dobbiamo renderci conto che i lavoratori di oggi se andranno in pensione lo faranno a 70 anni, con il 46% dell’ultimo stipendio.
Lo zoccolo duro dei sindacati sono i pensionati…
“Sì, ma io ricordo anche che più del 55% dei miei iscritti ha un’età inferiore ai 46 anni. Quindi andrà in pensione con il sistema contributivo. Anche per questo è ora di cambiare. Radicalmente. Smetterla di agitare solo cartelli con scritto ‘ esodati ’, ‘Articolo 18 ’ o ‘voucher’, ma occuparsi davvero di alternanza scuola-lavoro; formazione professionale, previdenza del futuro, partecipazione”.
Il congresso Fim ha come obbiettivo un sindacato per i ragazzi e le ragazze. Che cosa propone?
“Previdenza integrativa obbligatoria, servizio civile per tutti, innalzamento dell’età della scuola dell’obbligo. Serve un sindacato competente, snello e rapido. Infine, bisognerebbe recuperare lo spirito d’accoglienza che i colleghi più anziani davano ai giovani che entravano in fabbrica spiegando l’importanza dell’impegno sindacale. Oggi, invece, i più anziani scuotono continuamente la testa dicendo: ‘ Non c’è più il sindacato di una volta ‘ o ‘ Quando andrò in pensione? ’ ”.
Citiamo il titolo del suo libro, edito da Castelvecchi: “Abbiamo rovinato l’Italia? Perché non si può fare a meno del sindacato”?
“Errori ne abbiamo fatti, ma la densità sindacale in Italia è la più alta dopo i Paesi scandinavi. Certo, troppe volte, non abbiamo lavorato per affermare la meritocrazia, abbiamo messo sullo stesso piano operosi e furbetti, facendo un grande torto agli operosi. Poi c’è l’ideologia. A sinistra c’è chi pensa che le idee siano più importanti delle persone. Ma così s’impedisce di vedere la realtà”.
Una realtà non solo di lavoratori con il posto fisso, ma anche di precari, lavoratori della gig economy, delle startup…
“Se pensiamo di ingabbiare queste nuove forme di lavoro in una categoria giuridica classica, come quella del lavoro autonomo o del lavoro subordinato, si fa un errore. Asfaltare le startup non è una soluzione, come non lo è eliminare i voucher. I lavoratori di Foodora sono come i vecchi pony express, ma ‘ gestiti ‘ attraverso un’app. Come intercettarli? Non solo con assemblee come in fabbrica, ma con app ad hoc e monitorando i social network dove questi ragazzi si parlano”.
In Alitalia, però, avete fallito.
“Come ha detto Anna Maria Furlan, leader Cisl, si deve riflettere sulla democrazia diretta come il referendum, dove si decide di pancia. Il rischio è finire nel caos come nel bar di Guerre Stellari dove oggi siedono la sinistra radicale e i populisti, ma alla cassa ci sono sempre quest’ultimi”.