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FCA in Serbia. Prosegue lo sciopero iniziato il 27 giugno.

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Dal 27 giugno 2017 i sindacati, che organizzano i lavoratori della FCA di Kragujevac (1) nella Serbia centrale, hanno proclamato lo sciopero ad oltranza. L’azione diretta, che prosegue ininterrottamente da due settimane, è stata decisa dopo due “scioperi di avvertimento” di un’ora (effettuati nei giorni precedenti) e in assenza di una disponibilità della direzione aziendale ad avviare una trattativa con i rappresentanti dei lavoratori.

L’Azienda contesta ai sindacati di non rispettare le procedure sul rinnovo della parte economica (su base annua) del contratto collettivo aziendale (con durata triennale 2015-2017), che prevedeva l’inizio negoziati a ottobre di quest’anno.

Le richieste dei sindacati, che hanno attualmente la titolarità della contrattazione collettiva (Samostalni Sindikat e IER-Nezavisnost) (2), sono formulate in 4 punti:
1. un aumento della retribuzione base per ora lavorata da 2,00 a 2,4 euro pari a 290 dinari (circa 415 euro mensili lordi che costituisce la retribuzione percepita dall’80 per cento dei lavoratori FCA;
2. un miglioramento dell’organizzazione della produzione basata sul WCM (3) e su nuove assunzioni che assicurino la sostituzione dei lavoratori assenti per congedo di maternità o per lunghi periodi di malattia;
3. il riconoscimento di bonus legati sia al raggiungimento di obiettivi di efficienza, sia al riconoscimento del bronzo e dell’argento nel WCM;
4. l’applicazione del contratto collettivo aziendale sia sull’indennità di trasporto nei casi in cui si lavora fuori degli orari di lavoro standard e non si dispone di mezzi pubblici (nelle ore notturne dalle 22.00 alle 5.00), sia sul lavoro al sabato e il rispetto delle norme aziendali.

L’ultimo rinnovo della parte economica del contratto aziendale (secondo fonti aziendali) aveva già previsto un aumento di salario del 2,7% dal novembre 2016 e un ulteriore aumento del 2,3% a marzo 2017. L’accordo era stato firmato dal management di FCA solo con Samostalni Sindikat in serbo o Autonomous Metalworkers’ Union in inglese (o se preferite la “Fiom serba” come la definisce la rivista italiana “Altreconomia”, in un recente reportage sulla fabbrica di Kragujevac), in quanto il secondo sindacato per numero di iscritti, IER-Nezavisnost non aveva ancora acquisito la titolarità contrattuale.

Nel frattempo l’inflazione in Serbia, che sembrava essersi stabilizzata intorno al più 1,6% come nel 2015 e nel 2016, è tornata a crescere del 4,0%. E l’indice dei prezzi al consumo nell’aprile di quest’anno ha fatto registrare una crescita del 3,2% rispetto a dicembre 2016.

In Serbia, secondo quanto riferito dall’Istituto nazionale di statistica, lo stipendio medio lordo a marzo 2017 era pari a 65.695 dinari (ca. 532 euro), che corrisponde a 47.814 dinari (ca. 387 euro) netti. Come nella maggior parte dei paesi dei Balcani e dell’Est Europa (cosi come in Messico, Cina e nella maggior parte dei paesi asiatici e latino-americani) i salari esistenti sono al di sotto del “salario minimo vitale” (Living Wage), calcolato dalla World Bank su degli standard di consumo e servizi alla famiglia necessari per vivere dignitosamente.

I lavoratori di FCA in Serbia, pur guadagnando salari superiori a quelli di molte altre aziende manifatturiere, ricevono attualmente un salario netto di circa 350 euro netti (paga base + maggiorazione turni ecc.), inferiore pertanto a quello medio registrato a marzo 2017.

La condizione di bassi salari riguarda in generale tutti i lavoratori serbi e degli altri paesi della regione balcanica e dell’Est Europeo. M è naturale che nel caso di FCA e in genere in tutte le imprese multinazionali (come di recente è avvenuto alla Volkswagen in Slovacchia) i lavoratori abbiano la possibilità (attraverso l’organizzazione delle reti sindacali globali) di conoscere le differenze di trattamento salariale e normativo che esistono tra i vari paesi europei. Ad esempio, è difficile accettare che al riconoscimento di un miglioramento del WCM (il nuovo sistema di produzione applicato con la stessa filosofia e le stesse procedure in tutti i plant FCA nel mondo), negli altri paesi si erogano ai lavoratori dei bonus (con valori diversi in base alla contrattazione aziendale) e nel proprio paese No!

Stessa cosa vale per la ridistribuzione ai lavoratori, attraverso la contrattazione collettiva (come avviene negli Stati Uniti, in Canada, in Italia, in Brasile ecc.) di una quota dei risultati di miglioramento della produttività, della qualità, dell’efficienza ecc. Ad esempio in Italia, con l’ultimo rinnovo del contratto collettivo aziendale i lavoratori (operai e impiegati), nel periodo 2015-2018 riceveranno (a raggiungimento dei target stabiliti) oltre 7mila euro (oltre 10mila se i target saranno superati). I premi si aggiungono al salario base annuale di riferimento, che è suddiviso in tre aree professionali di 20.500 euro (prima), 22.000 euro (seconda) e 27.000 euro (terza).

Infine, i sindacati serbi sollevando anche il problema dell’organizzazione del lavoro, dimostrano di avere a cuore gli interessi dei lavoratori che rappresentano e le prospettive produttive dell’Azienda in Serbia. “Noi siamo ciò che produciamo” non può rimanere un bello slogan alla porta della fabbrica, ma deve tradursi in una partecipazione dei lavoratori nel miglioramento continuo delle condizioni di lavoro e delle performance dello stabilimento, in coerenza con la filosofia del WCM.

I bassi salari, ben al di sotto del minimo vitale, costringono molti lavoratori al secondo lavoro, che si riflette gioco forza sulla prestazione lavorativa in FCA. Negli ultimi anni, infatti, sono aumentati sia gli scarti in produzione (che obbligano a innumerevoli re-lavorazioni, sia gli infortuni sul lavoro e i near miss, nonostante siano spesso occultati per responsabilità di alcuni dirigenti propensi a manipolare la realtà in base al sistema con cui sono valutati dall’azienda. Inoltre le basse retribuzioni aumentano la fuori uscita verso altre aziende degli operai più qualificati, dei tecnici e dei quadri, impoverendo lo stock professionale formato in azienda, che deve sempre essere ricostruito…

Secondo fonti aziendali, a giugno il management avrebbe contattato il sindacato Samostalni Sindikat per proporgli di concordare, prima del tempo normale di negoziazione, l’introduzione del bonus di efficienza di stabilimento sul modello italiano con pagamento a febbraio 2018. Il sindacato Samostalni Sindikat (firmatario del contratto collettivo aziendale) incalzato dalla crescente insoddisfazione degli operai e dalla crescita di adesioni di IER-Nezavisnost, ha prima chiesto il pagamento anticipato ad agosto 2017 del bonus di efficienza proposto dall’azienda (riferito ai risultati del 2016) e poi ha avanzato unitariamente la piattaforma rivendicativa articolata nei 4 punti indicati. Al diniego del management aziendale di aprire un negoziato, dopo gli scioperi di avvertimento, ha deciso di avviare dal 27 giugno lo sciopero ad oltranza.

L’impianto di Kragujevac avrebbe dovuto sfornare “a pieno regime”, secondo i programmi del 2012 di FCA e del Governo serbo, 200mila veicoli all’anno. Cinque anni dopo si è scesi sotto le 90mila auto. Nel 2016 i turni dal lunedì al venerdì sono stati ridotti da tre a due, non solo per riallineare la produzione al mercato, ma anche per “aumentare la produttività” della fabbrica. L’occupazione, nello stesso periodo, è scesa di circa mille persone, attraverso un piano sociale firmato da Samostalni Sindikat.

Lo stabilimento di Kragujevac nel 2017 dovrebbe riconfermare la stessa produzione di 85mila auto (500L nei differenti modelli) raggiunta nel 2016. A fine maggio, in uno scenario di festa e nuove aspettative , sono state lanciate le nuove versioni Urban, Wagon e Cross. Finalmente, oltre l’export in Europa e in Nord America, la Serbia potrà esportare duty-free le auto prodotte nel suo impianto di Kragujevac verso l’Unione Economica della EuroAsia, composta da Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Russia.

Ma, ricordando la lungimiranza di Henry Ford, non si può contare solo sull’export. E in Serbia, nella nostra Europa, nessun operaio può permettersi una 500L, che – con tutti gli incentivi – non costa meno di 10mila euro (l’equivalente di due anni e mezzo di lavoro). Infatti, a Krugujevac, le uniche 500L in giro, di colore fucsia, sono quelle dei tassisti. In Italia il prezzo di vendita dei diversi modelli oscilla (con le promozioni attuali) da 15.900 a 17.800 euro.

Lo sciopero, quindi, pur inserendosi in una fase delicata delle prospettive di FCA in Serbia (nel 2018 scade l’accordo Governo-Azienda che azzera le imposte e i dazi doganali), esprime il profondo e giustificato malessere presente tra i lavoratori.

Per questo risulta incomprensibile l’atteggiamento di chiusura al dialogo del management aziendale (e del Governo serbo socio di minoranza) finora indisponibile a ricomporre, attraverso la negoziazione collettiva, questo malessere (anche nell’interesse di FCA). L’incongruenza tra politiche aziendali omogenee di FCA in tutto il mondo in materia di WCM, Ergo-UAS, tecnologie di processo, qualità e innovazione di prodotto, ecc. e difformità delle politiche retributive e di gestione del personale, non può essere più ragionevolmente occultata.

La quasi totale adesione allo sciopero ha determinato di fatto l’interruzione delle attività, dalle linee di montaggio alla logistica. La FIM-CISL ha espresso da subito la solidarietà ai lavoratori serbi della FCA, condividendo il motto: “A lavoro decente, paghe decenti!”. Dalla settimana scorsa è arrivato il sostegno ufficiale alle ragioni alla base dello sciopero da parte dei segretariati di IndustriAll Europe e di IndustriALL Global Union e della Rete Sindacale Globale di FCA e CNH Industrial, coordinata dal sindacato americano dell’auto UAW, oltre la solidarietà di diversi sindacati che organizzano i lavoratori nella stessa impresa multinazionale.

Gianni Alioti, Ufficio Internazionale FIM-CISL

Note

(1) Joint venture tra FCA (67%) e Governo di Belgrado (33%). La FCA è il primo esportatore del Paese balcanico con oltre un miliardo di euro, rappresentando l’8% dell’export serbo nel 2016 e il 3% del PIL nazionale.

(2) In Serbia per essere riconosciuti nell’esercizio della rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro e per acquisire la titolarità contrattuale, occorre dimostrare di aver raggiunto più del 15 per cento di iscritti sul totale degli occupati. Nel caso degli stabilimenti Fiat Chrysler Automobili Srbija (FCA) a Kragujevac la soglia minima è di circa 370 iscritti (15 per cento su un totale di 2.460 occupati). Fino a inizio maggio di quest’anno l’unico sindacato che rientrava in questi parametri era Samostalni Sindikat (il Sindacato Autonomo dei Metalmeccanici) con circa 1.200 iscritti. Erede del sindacato controllato dallo Stato fino ai tempi di Milosevic. Viceversa IER-Nezavisnost (il Sindacato dei Lavoratori dell’Industria, dell’Energia e delle Miniere), nato negli anni’90 come sindacato effettivamente libero e indipendente dal potere politico, ha superato solo nel mese scorso la soglia minima prevista del 15 per cento prevista per legge. Oggi IER-Nezavisnost, con il quale la FIM-CISL ha una relazione solidale sin dalla sua nascita, ha raggiunto in FCA a Kragujevac quasi 500 iscritti. 

(3) World Class Manufacturing.

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Di seguito gli articoli pubblicati nei siti web di IndustriALL Global Union e di IndustriAll Europe e la lettera congiunta firmata dai segretari generali di solidarietà con i lavoratori e sindacati serbi:

http://www.industriall-union.org/two-thousand-serbian-fiat-workers-take-strike-action

https://news.industriall-europe.eu/Article/126

Solidarity with workers and trade unions on strike at FCA Group factory in Serbia