LAVORO: BENTIVOGLI “AL PAESE SERVONO CAPACITÀ E SPERANZA” – ItaliaOggi 16 gennaio 2018
Con Vendola si trattava meglio
Marco Bentivogli, a tarda sera, pare stanco come uno degli oltre 220 mila metalmeccanici che rappresenta con la Fim-Cisl, di cui è segretario. Risponde con un filo di voce, dopo aver passato una giornata intera a discutere di lavoro: da quello che rischia di svanire, come all’Ilva di Taranto, e su cui interviene al mattino a La7, a quello che resta, come quello dell’Alcoa, sulla cui vicenda incontra le parti al ministero dello Sviluppo economico, nel pomeriggio.
In mezzo riunioni, una via l’altra, nella sede di Corso Trieste a Roma, che porta ancora la storica insegna della Flm, Federazione Lavoratori Metalmeccanici.
Classe 1970, nato a Conegliano (Tv) ma cresciuto a Roma, Bentivogli s’è imposto all’attenzione della politica e dei media per aver costruito una rappresentanza sindacale moderna: deideologizzata, e pragmatica. La sintonia fortissima col ministro dello sviluppo, Carlo Calenda, su Ilva e su altri dossier, fino a un documento a quattro mani per rilanciare la produttività, gli è costata la voce maligna di una discesa in politica a fianco del ministro. «Dicono addirittura ‘ticket’, Pistelli, ma sono frescacce, mi creda».
Domanda. Su Taranto lei, Bentivogli, non ha avuto e non ha peli sulla lingua. Se Regione e Comune non ritirano i ricorsi al Tar contro il piano ambientale, l’accordo salta. Lo ha detto anche Federacciai, l’altro ieri.
Risposta. È la verità. Regione e Comune chiedono correzioni al protocollo di intesa proposto di ministri Calenda e Claudio De Vincenti, che rischiano ormai di allontanare il perfezionamento da parte dell’acquirente Arcelor.
D. La strada dei ricorsi al Tar…
R. La strada dei ricorsi al Tar richiederebbe una maggiore responsabilità: siamo alla cantierizzazione degli interventi di risanamento ambientale, a fine gennaio devono partire i lavori per i parchi minerari e questo atteggiamento, oltre a mettere in pericolo l’acquisto, sicuramente rallenta già questa parte di accordo.
D. Nel nome dell’ambiente e della salute, paradossalmente.
R. Già, come si faccia a sostenere la bandiera della tutela ambientale buttando la palla in tribuna, anzi in tribunale, davvero non lo capisco. Il Decreto del presidente del consiglio dei ministri che governatore e sindaco contestano ridà tempi certi all’accordo del 2012. Con gli 1,3 miliardi arrivati dalla famiglia Riva si metterebbero in sicurezza la fabbrica e la città. Si tratterebbe, ora, di spingere tutti quanti nella stessa direzione. Stiamo parlando di un’ Aia…
D. Sciogliamo l’acronimo.
R. Autorizzazione di integrazione ambientale. Credo sia una di quelle più restrittive e severe d’Europa. Dopodiché, ormai produrre acciaio in un modo sostenibile, senza dover scegliere fra lavoro, ambiente e salute, si può. Ci sono esperienze da manuale, ormai, come a Linz, in Austria, ma anche in Germania, dove la matrice è stata comune.
D. E cioè?
R. Tutti, politica locale, nazionale, sindacato hanno fatto squadra per conciliare ambiente e sviluppo.
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