2^ Conferenza Euro-Mediterranea dei sindacati metalmeccanici a Didim in Turchia
A Didim in Turchia ha avuto inizio oggi 10 maggio 2018 la 2^ Conferenza Euro-Mediterranea dei sindacati metalmeccanici, promossa da Türk Metal, Fim-Cisl e Istituto Sindnova.
I lavori sono stati aperti dal presidente del principale sindacato dei metalmeccanici turchi, Pevrul Kavlal davanti a una platea di oltre 100 persone, di cui 43 provenienti da altri 11 paesi della regione[1] in rappresentanza di 15 sindacati più industriAll Europe.
La prima giornata della conferenza ha messo a confronto sia le diverse dinamiche dell’industria metalmeccanica, sia lo stato di salute organizzativo dei sindacati e della contrattazione collettiva nel settore.
Domani la conferenza, con l’apporto di esperti e docenti universitari di Turchia e Italia, affronterà questioni rilevanti per la regione come il ruolo dell’UE nella gestione degli accordi commerciali nell’area mediterranea, l’andamento e le conseguenze degli Investimenti Diretti Esteri dai paesi europei alla Turchia e agli altri paesi non appartenenti all’UE, l’influenza degli investimenti cinesi e degli altri paesi emergenti nella regione e, infine, i processi migratori (cause e conseguenze).
La conferenza si concluderà nella giornata di sabato 12 maggio 2018, con la messa a punto di:
- un piano di azione, coerente con il Memorandum di Istanbul approvato nel 2017, che rafforzi il mutuo appoggio e la solidarietà tra i lavoratori di una stessa impresa multinazionale e tra i sindacati metalmeccanici della regione;
- un progetto europeo che traguardi la 3^ Conferenza Euro-Mediterranea nel 2020 a Genova in Italia, preceduta da tre workshop, ciascuno su un tema specifico, da realizzarsi a Marsiglia in Francia, Barcellona in Spagna e Istanbul in Turchia;
- un lavoro comune su due temi strategici per il presente e futuro dell’industria manifatturiera e dei lavoratori metalmeccanici, come Industry 4.0 e il Lavoro dignitoso, non solo nella fase finale di produzione, ma lungo tutta la catena del valore (pensiamo, ad esempio, ai livelli spaventosi di sfruttamento in RD Congo nell’estrazione di minerali strategici per l’industria elettronica e dell’automotive).
[1] Albania, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Francia, Italia, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia, Spagna, Tunisia.