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Per Bentivogli la percezione fa rima con la pessima narrazione – Radici.it

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Per Bentivogli la percezione fa rima con la pessima narrazione

Intervista al Segretario generale Fim Cisl marco Bentivogli su Radici.it –  27 27settembre 2018

Segretario generale della Fim, il sindacato dei metalmeccanici della Cisl, dati alla mano, Marco Bentivogli sottolinea la crescita di società di capitali e di startup tra le imprese costituite da stranieri, segno della costruzione di un tessuto imprenditoriale più articolato.

 

Radici: Non pensa che il dibattito sull’immigrazione sia eccessivamente polarizzato e prigioniero di una narrazione sfocata ?

Bentivogli: Sì, è così. Dominique Moïsi, in un saggio di qualche anno fa (Geopolitica delle emozioni), ha affrontato il tema di come le emozioni influiscono, alterandola, sulla percezione della realtà finendo per mettere in crisi le democrazie occidentali. L’immigrazione è un fenomeno epocale sul quale l’emotività ha indubbiamente un grande peso. Sentimenti di preoccupazione, ansia, paura, delusione, frustrazione, rabbia influiscono sullo stato d’animo della maggioranza dei cittadini, che poi una parte della politica strumentalizza. In questo modo il dibattito si polarizza e le persone vengono distratte dai reali problemi del Paese, a cominciare dalla crescita e dal lavoro. Ecco perché un slogan rozzo come “prima gli italiani” ha avuto tanto successo. Va detto che l’”incertezza della pena” e la concentrazione dei problemi di integrazione nelle periferie ha fatto esplodere in alcune aree problemi reali.

 

Radici: Come si fa a scoraggiare immigrazione illegale e fermare il traffico di esseri umani, senza abbandonare i migranti alle vessazioni e alle torture in Libia ?

Bentivogli: Innanzitutto riportando il dibattito intorno all’immigrazione dentro la giusta dimensione e uscendo dai luoghi comuni.  Nell’UE, su oltre 510 milioni di cittadini, gli immigrati sono appena l’8.3%, in Italia si scende allo 0.7%. I megatrend sull’immigrazione ci dicono che la popolazione dell’Africa passerà dai 1.2 miliardi di persone a 4.4 miliardi nel 2100; almeno mezzo miliardo premerà per entrare in Europa. Se da subito, come Europa, non lavoriamo alla transizione demografica del continente africano, creando un sistema scolastico che ponga le basi per l’autodeterminazione, non ci sarà politica degli sbarchi e dei rimpatri che possa reggere. L’instabilità politica della Libia oggi non aiuta a risolvere l’emergenza, ogni misura in queste condizioni è destinata a reggere per poco. L’Italia, che è legata alla Libia e alla sua gente da una lunga storia, dovrebbe essere in prima linea per aiutare il popolo libico…continua a leggere su Radici.it