«Ha prevalso la linea disfattista Così andranno via senza vincoli»
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«Ha prevalso la linea disfattista
Così andranno via senza vincoli»
Marco Bentivogli, segretario generale Fim. L’Aula ha appena certificato lo stralcio dell’articolo 14 al dl Imprese: cosa significa per il futuro di ArcelorMittal Italia e dello stabilimento tarantino in primis?
«A quanto sappiamo l’azienda ha già spiegato che nelle delle migliori delle ipotesi inizierà nelle prossime settimane la chiusura dell’area a caldo. Nella peggiore, grazie a questo stralcio, ha la possibilità di vedere vanificata una parte rilevante del contratto di affitto che ha firmato con il governo. L’azienda ha quindi la possibilità di fare le valigie senza neanche avere nessun tipo di vincolo grazie a questo scempio».
Perché questa delle esimenti penali è una discriminazione così fondamentale?
«Lo scudo penale riguarda temporalmente solo la strada del piano ambientale e quello dell’aspetto delle responsabilità. Il grande errore che si fa è che si pensa riguardi amministratore delegato o altri top manager. In realtà, chi firma tutti i giorni le direttive su colate e quant’altro sono impiegati di settimo livello e nessuno è disponibile a lavorare rischiando il carcere per adempiere le leggi. Perché il piano ambientale è stato scritto dalla legge, bisogna ricordarlo. Allora è assolutamente una follia. Credo che il ministro Patuanelli non si sia reso conto dell’errore e, ancora peggio, questo è il tragico errore di tutte le forze politiche. Il Pd aveva costruito quel provvedimento confermato da Di Maio e poi cancellato sia da Pd e sia da M5S».
Esclude la possibilità di un rinserimento tramite provvedimento ad hoc?
«Siamo stati abituati a tutto. Ci sono una schizofrenia, una leggerezza e una superficialità che non sono indolore. E’ uno stile che consegna l’inaffidabilità del nostro Paese, nessuno cambia ogni tre mesi le regole ed è un altro incentivo a stare lontani dall’Italia».
Un impianto a ciclo integrale è sostenibile senza area a caldo?
«Solo chi continua a farsi eleggere e pretende di normare su impianti siderurgici così complessi non sa che un ciclo integrale senza un’area a caldo – che deve essere rinnovata – non può sussistere. Ilva in tal caso andrebbe completamente ripensata e ridimensionata. Bisognerebbe cambiare completamente gli orizzonti. Di sicuro corrisponderebbe a un taglio di 5mila lavoratori, stiamo parlando più della metà cui aggiungere le ricadute su Genova perché il gruppo rappresenta una filiera con una continuità tra uno stabilimento e l’altro».
Intanto, al MiSE avete chiesto un incontro per capire davvero cosa stia accadendo.
«Abbiamo un accordo del 6 settembre 2018 che per noi è valido. Governo e Parlamento hanno votato questo stralcio con un ordine del giorno che cancella completamente un anno di vertenza che aveva prodotto un accordo e un piano di politiche industriali. Hanno fatto vincere la linea da guastatore del presidente della Regione Puglia che aveva sostenuto la cordata di Jindal e da sempre a boicottato qualsiasi ragionamento. Siamo molto contrariati da questo atteggiamento, nel Pd hanno vinto la line Emiliano e un’agenda disfattista. Mi auguro che chiederanno conto di questa leggerezza».
E’ stato sorpreso dall’arrivo di Lucia Morselli al posto di Matthieu Jehl?
«Sembra, nella migliore delle ipotesi, voler consolidare un’Ilva che produca un terzo delle sue possibilità. Con questa situazione necessariamente ci sarebbero tagli del personale drastici che dichiaro subito inaccettabili. Detto ciò, credo sia un unicom a livello mondiale che il capocordata di AcciaiItalia perda la gara e poi passi all’altra parte come amministratore delegato e presidente. Sono cose che succedono solo i Italia e che non ci fanno presagire nulla di buono nel futuro. Non abbiamo pregiudizi ma dubbi sulla volontà di rilancio e ambientalizzazione sono sempre più fondati»