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Ex Ilva, incompetenza e demagogia fanno male ad ambiente e al lavoro Marco Bentivogli — 9 Gennaio 2020 – Il Riformista

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I fatti: nel 2015 Alessandro Morricella, 35 anni, muore investito di una fiammata di ghisa incandescente nell’Altoforno (Afo)2 del Siderurgico ionico. Il tribunale di Taranto sequestra l’altoforno e impone ai gestori (azienda allora commissariata) di mettere in sicurezza l’impianto entro 3 mesi. I commissari chiedono un anno, viene concesso, ma in realtà, quando l’Ilva viene ceduta in affitto ad ArcelorMittal, il 1 novembre 2018, l’Afo2 è ancora da mettere in sicurezza. Metterlo in sicurezza equivale (ma attenzione, vale anche per gli altri due altoforni attivi: Afo1 e Afo4) ad automatizzare il campo di colata per evitare che sia in caso di rilevazione termica della ghisa liquida, sia per liberare eventuali ostruzioni del foro di colata, vi sia contatto umano. Apprendiamo che il bonifico a Paul Wurth, società specializzata in questi interventi, è stato fatto il 20 novembre 2019. Il giudice Francesco Maccagnano non ha torto a chiedere serietà.
ArcelorMittal arriva appunto il 1 novembre 2018 e i lavoratori sono in forza dal 1 gennaio successivo.

La decisione del Tribunale del riesame di Taranto, dello scorso martedì 7 gennaio, accoglie l’appello e per l’effetto, annulla l’ordinanza del giudice monocratico in sede del 10 dicembre 2019 e il provvedimento connesso del 12 dicembre 2019 concedendo all’appellante la proroga di facoltà d’uso dell’altoforno due (Afo2). Una decisione che nell’immediato salvaguarda l’attuale capacità produttiva evitando la messa in cassa integrazione di altri 2mila operai, minacciata da ArcelorMittal nelle settimane scorse, ma soprattutto evita,quello che poteva essere un disastro industriale, finanziario e sociale. L’accoglimento della richiesta dei Commissari è però soggetta a delle condizioni.

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