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UN PIANO OPERATIVO PER RIPARTIRE

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La crisi del 2008 ci ha fatto perdere il 25% del tessuto industriale senza successivi, rilevanti, effetti com- pensativi; questa emergenza sanitaria determinerà una ulteriore contrazione di capacità produttiva e perdite di 650 miliardi di euro secondo le stime del Cerved. Si tratta di un disastro da cui il paese uscirà se cambia profondamente, con riforme strutturali che modernizzino lo Stato, abbattano la burocrazia, affrontando nell’ambito di una visione strategica complessiva e di lungo termine i deficit strutturali del nostro paese: infrastrutture, banda ultra-larga e 5G, scarsa innovazione, accesso al credito (e in questo momento linee di credito garantite dallo Stato), istruzione e formazione continua, certezza del diritto e non del contenzioso, etc. È grottesco continuare a non fare sul serio e scaricare il peso della responsabilità della ripartenza sugli operai.

Peraltro, tra i codici ateco delle produzioni considerate “essenziali o strategiche” per le filiere di riferi- mento, circa il 60% dei metalmeccanici è già al lavoro.
Ovunque bisogna usare, sapientemente, questi giorni per costruire, da subito, la ripartenza delle azien- de in stand-by e occuparsi delle aziende già ripartite. Bisogna salvare la vita e il lavoro.

È chiaro che bisogna scoraggiare il fai-da-te e che le ulteriori riaperture avverranno quando lo dispor- ranno le autorità sanitarie. In uno scenario inedito le sperimentazioni sono utili ma devono avvenire nel rispettodellenormativeecoinvolgendoleistituzionidelnostroServizioSanitarioNazionale. Progressivamente bisogna passare a verificare non più l’essenzialità delle produzioni ma la sicurezza degli impianti, dei luoghi di lavoro e dei trasporti verso di essi….

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