Benaglia: “Formazione e più politiche attive”- Avvenire 27 giugno 2021
Intervista al Segretario generale Fim Cisl Roberto Benaglia
Avvenire, 27 giugno 2021 – di Cinzia Arena
Non vogliamo difendere il passato ma costruire un’innovazione contrattuale. I posti di lavoro non si difendono più con la cassa integrazione ma con un forte investimento sulla formazione e sulle competen ze». Il segretario generale di Fim-Cisl Roberto Benaglia mette l’accento sulla necessità di accompagnare i lavoratori in quella “transizione digitale e verde” che è il filo rosso del post-pandemia. Le politiche attive del lavoro sono poco incisive in Italia e in quest’ottica va letta la protesta dei confederali di ieri.
Cosa succederà concretamente il 30 giugno, chi potrà licenziare? l’industria manifatturiera potrà farlo, mentre le Pmi, il commercio, i servizi e l’artigianato che sono i settori più colpiti avranno una proroga sino al31 ottobre. Noi abbiamo chiesto l’estensione per tutti. La colpa più grave del governo è che in questi 16 mesi non ha attivato un piano di riqualificazione per i cassaintegrati. Occorre dare delle alternative, altrimenti si rischia di abbandonare le persone.
La proroga per il settore tessile e calzaturiero non vi convince? Le decisioni del governo le leggiamo sui giornali, non c’è un dialogo vero e proprio e noi vogliamo discutere di una soluzione ben calibrata. È vero che l’industria è in fase di ripresa, male difficoltà ci sono e non solo per questi settori. Non vogliamo che il primo luglio venga ricordato come il giorno dei licenziamenti. Servono dei “piani sociali”: dove c’è una ristrutturazione aziendale bisogna procedere con tutti gli strumenti a disposizione non solo la cassa, ma contratti di solidarietà e di espansione per ricambio generazionale.
Tra le richieste della Fim-Cisl c’è quella di tutelare i lavoratori delle aziende in crisi con tavoli aperti al Mise, perché?
La ratio di questa richiesta è che molte crisi, al momento i tavoli aperti al Mise sono 89, non sono legate al Covid, ma con la pandemia hanno un maggiore impatto. Se la Whirlpool come sta facendo decide di aprire le procedure di licenziamento collettivo a Napoli, lasciando a casa 350 persone, in un momento come questo diventa una tragedia. La stessa tutela chiediamo venga estesa sino all’autunno a tutte le aiende metalmeccaniche con alti tassi di cassa integrazione.
A conti fatti quanti lavoratori rischiano di perdere il posto? Il ministro Orlando dice 70mila altre stime parlano di centinaia di migliaia.
Non mi va di dare i numeri, anche se fossero soltanto 70mila si vanno ad aggiungere al milione di posti di lavoro persi durante la pandemia. Il problema ancora una volta è trovare delle alternative, investire sulla formazione, le politiche attive in questo Paese sono lasciate all’iniziativa personale. Noi sindacati non siamo qui per difendere e chiedere di mantenere aziende fallite, ma non possiamo dire alle persone “sei licenziato, arrangiati”.
Come valuta il sindacato la proposta di riforma degli ammortizzatori sociali allo studio?
L’ una riforma che può portare benefici. Giovani e precari oggi sono esclusi dagli ammortizzatori sociali. Va bene la riforma per una cassa integrazione universale, ma deve essere pagata con un sistema di mutualità anche dalle imprese. Anche sul fronte della Naspi è giusto estendere l’indennità di disoccupazione agli autonomi e renderla più sostanziosa per alcune categorie. Ma dovrebbe diventare un “salario di formazione”, un accompagnare i lavoratori verso una nuova collocazione. Il governo sta pensando a sgravi per chi assume donne e giovani, ma le aziende non fanno assunzioni per gli incentivi, le fanno se trovano le competenze che cercano.
La pandemia ha messo in evidenza una profonda spaccatura tra tutelati e non tutelati, come si colma questo gap? La morte del sindacalista Adil Belakhdim è emblematica. C’è una forte polarizzazione: nei servizi alla logistica, nei trasporti e nella ristorazione si guarda solamente al costo del lavoro. Una logica che si combatte con contratti veri, con l’abolizione delle gare al massimo ribasso e il contrasto alle false coop. In pratica restituendo dignità al lavoro.