BENAGLIA: così non si costruisce. Speriamo di continuare insieme
Intervista a Roberto Benaglia Segretario generale Fim Cisl
di Luca Mazza, Avvenire 8 dicembre 2021
Di certo none uno sciopero che punta a migliorare la legge di Bilancio: l’obiettivo di chi vuole scendere in piazza evidentemente è un altro». Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl, contesta apertamente la decisione «politica» di Cgil e Uil di indire uno sciopero generale per il 16 dicembre e crede che il percorso unitario futuro del sindacato sia legato ad alcuni fattori: «Si può ripartire insieme solo andando in avanti, ovvero con proposte adeguate e innovative sui temi del lavoro e della politica industriale e non con lo sguardo rivolto al passato».
E impossibile un passo indietro di Cgil e Uil?
Non vedo le condizioni all’orizzonte per un ripensamento. Bisognava valutare attentamente una strada comune durante il confronto sindacale dell’ultimo mese e mezzo. Sinceramente, siamo di fronte a una scelta non giustificata per i risultati che sono stati raggiunti dopo le discussioni con il governo. Si va verso una manovra espansiva, che introduce tutele sul reddito ed effettua un primo intervento sulle tasse. Scioperare contro in governo che dopo tanto tempo taglia le tasse agli operai, me lo lasci dire, non lo capisco proprio.
Che cosa intende per «sciopero dettato da una volontà politica»?
La legge di Bilancio viaggia spedita verso l’approvazione e con la manifestazione del 16 dicembre il testo non subirà modifiche. Questo sciopero non nasce da una motivazione sindacale. Neanche una critica sulla manovra? Più di una: in generale mi aspettavo maggior capacità riformatrice da parte del governo. Sulle pensioni, per esempio, serviva una dose aggiuntiva di coraggio. Così come erano auspicabili scelte più ambiziose sui temi del lavoro, in particolare sulle politiche attive dove continuano a mancare strumenti di accompagnamento efficaci. Insomma, c’è tanta strada da fare. Restiamo convinti, tuttavia, che il metodo migliore per ottenere risultati in questo scenario sia il dialogo, non uno sciopero poco partecipativo e per nulla costruttivo.
Quali ripercussioni pub avere una spaccatura così netta del fronte sindacale a7 anni di distanza dall’ultima volta?
Come metalmeccanici siamo abituati alle separazioni, come dimostrano i casi Stellantis, Piaggio e l’ultimo di Leonardo. E evidente che questa divisione ha una valenza superiore e spiace che si verifichi proprio in un momento in cui sul lavoro agile si è raggiunta un’intesa importantissima, con milioni di lavoratori che adesso possono contare su un accordo di cornice che rafforza la contrattazione. Noi comunque speriamo che dopo il 16 dicembre si possa continuare insieme. Dalla riforma delle pensioni alle politiche attive, del resto, tutti dovremo scegliere se comportarci come un sindacato riformatore oppure se assumere atteggiamenti massimalisti e rivendicativi.
I tavoli al Mise sono diminuiti, ma le vertenze aperte sul fronte metalmeccanico restano tante. Dove si aspetta novità positive?
Lunedì è stata convocata una riunione con il ministro Giorgetti per fare luce sull’ennesimo piano industriale e sulle nuove strategie di Acciaierie d’Italia. Sono trascorsi 5 mesi dall’ultimo incontro ed è grave chela nuova azienda si sia mossa finora sostanzialmente escludendo il sindacato. Spero che ora si volti pagina sull’ex Ilva, per realizzare davvero una svolta ambientale che deve essere anche socialmente sostenibile.