Automotive: governo continua a non dare risposte, serve un piano strutturale sulla mobilità a zero emissioni
Comunicato Stampa
Dichiarazione del segretario nazionale Fim Cisl Ferdinando Uliano
Automotive: governo continua a non dare risposte, serve un piano strutturale sulla mobilità a zero emissioni
Nonostante il nostro Paese sia stato tra i primi a fare propri gli obiettivi del “fit for 55” per la riduzione entro il 2030 delle emissioni nette dei gas serra di almeno il 55%, che per il settore dell’automotive tradotto, significa lo stop alle immatricolazioni di auto con motore a combustione interna dal 2035, nella legge di bilancio del 2022 è totalmente assente una strategia e una politica sulla mobilità elettrica per rendere socialmente e funzionalmente sostenibile la transizione.
Per questo, facciamo nostro come Fim Cisl l’appello delle associazioni dei costruttori e consumatori di tutta la filiera della componentistica a partire dall’Anfiam, Motus-e, Anie e Adiconsum per chiedere per l’ennesima volta al governo la definizione di un piano strutturale per la mobilità ad emissioni zero.
Serve assolutamente in tempi brevi oltre al rifinanziamento dell’ecobonus per il trienni 2022-2024, che renda sostenibile l’acquisto di un auto ad emissioni zero anche per tutte le fasce di reddito, lo sviluppo e la creazione dell’infrastruttura di ricarica, sostenendo anche la prosecuzione del credito d’imposta al 50% per le utenze domestiche, insieme ai servizi per la nuova mobilità e con essa il necessario potenziamento delle reti elettriche ma soprattutto, un piano di politiche industriali che sia di supporto alla riconversione delle imprese verso l’elettrico e di sostegno per la riqualificazione dei lavoratori, per uno dei settori trainanti della nostra industria.
L’assenza di questi elementi rischia di bloccare completamente il mercato di veicoli ad emissioni zero e con esso rallentare tutto il processo di riconversione in atto nel settore in una fase di grandi trasformazioni penalizzando enormemente le imprese e questo contrariamente a quanto stanno facendo Paesi come la Germania e la Francia che come il nostro hanno nel settore ingenti ricadute in termini economici, tecnologici e di lavoro e per questo stanno sostenendo il settore con grandi investimenti.
Ufficio Stampa Fim Cisl