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I soliti incentivi per l’Auto non bastano più, dice Benaglia (Fim Cisl)

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Il Foglio, 9 febbraio 2022 – di Mariarosaria Marchesano 

La transizione energetica un miracolo lo ha già fatto: è riuscita a mettere dalla stessa parte del tavolo i padroni e i lavoratori , gli industriali e il sindacato, vale a dire Federmeccanica, associazione aderente a Confindustria  e FimCisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil. Insieme hanno chiesto al governo un documento condiviso, fatto eccezionale in Italia  – di occuparsi di più del settore automotive (96 miliardi di fatturato, circa il 5.6 per centro del pil ) che rischia praticamente l’estinzione per dover raggiungere gli obiettivi previsti dall’Europa col piano Fit for 55 ( stop al 2035 alla vendita di nuove auto che producono emissini di carbonio) Il Mise guidato da Giancarlo Giorgetti, ha prontamente risposto dicendo che “bisognava ascoltare l’industria “ e ha confermato la propria partecipazione alla riunione che sul settore auto è stata convocata per oggi a Palazzo Chigi tra i ministeri interessati ( non è prevista però la presenza del premier Draghi). Tanta solerzia per dare un segnale di attenzione al fronte sindacato-imprese che allo  Sviluppo economico contesta di aver gestito le crisi aziendali di questi mesi ( Marelli e Bosch, solo per fare qualche esempio) un po’ alla vecchia maniera, mentre sarebbe molto più utile di come il settore deve  affrontare la transizione energetica. “ vorremmo che accadesse come in Francia e Germania , dove i rispettivi governi hanno convocato le parti sociali per costruire assieme la strategia  – dice al Foglio Roberto Benaglia, segretario generale dei metalmeccanici Cisl – Il passaggio dalla mobilità tradizionale a quella elettrica e digitale nel nostro paese rischia di tagliare fuori completamente la filiera della componentistica che è posizionata sul powertrain  oggi messe in discussione” . Il messaggio , dunque è di tipo politico e riflette il timore che il governo se ne esca con i soliti incentivi, che l’industria , certo, non disdegna, ma una simile risposta dimostrerebbe che non c’è ancora un’idea a livello di sistema paese su come mettere in pratica il Fit for 5. Questa misura , se non accompagnata da adeguati incentivi, potrebbe portare in Italia a una perdita di 73 mila posti di lavoro , di cui 63 mila nel periodo 2025-2030, secondo le ultime stime Anfia-Clepa-Pwc. Già oggi i dati sull’andamento dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali forniti dall’Inps indicando la tendenza: nel 2019 sono state utilizzate 26 milioni di ore di cassa integrazione , nel 2021quasi 60. “ Nella componentistica, poi, lavorano 270 mila addetti , ma chi è abituato a costruire marmitte per motori a scoppio non saprebbe farlo per un motore elettrico – prosegue Benaglia – per questo dico che ci vuole un’industria 4.0 dell’auto o un patto per la transizione. Possono sembrare slogan ma è per dire che non possiamo gestire le vertenze una a una , come abbiamo rischiato di fare al Mise fino ad oggi. Chiediamo al Presidente Draghi e ai ministri competenti un confronto meno sterile di quelli che fino a oggi ci sono stati. Dalle risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza e da quelle dei fondi europei e dei vari programmi di politiche attive , devono essere ricavate le necessarie risorse da destinare al settore automotive in modo da accompagnare sia la transizione industriale sia la reindustrializzazione verso la nuova mobilità”. E’ chiaro che l’obiettivo principale del sindacato in questa fase è soprattutto quello di tutelare il un settore ad alto rischio , ma è interessante notare come venga condivisa di recuperare l’industrializzazione nell’automotive che nella sua evoluzione verso l’elettrico e il digitale sta vedendo i paesi occidentali perdere la leadership nella tecnologia a favore delle regioni asiatiche. Ma è pensabile una catena del valore dell’auto elettrica europea? “ possiamo provare a lavorarci  se c’è un’idea condivisa in questo senso di tutto il sistema paese. Certo, occorrono investimenti importanti  e i privati devono fare la loro parte . Ma qualche segnale c’è già come si vede dal progetto di Gigafactory che Stellantis ha annunciato di voler fare in Molise . Ma è importante che su progetti come questo si ragioni tutti insieme e nel caso che ottengano un certo sostegno”