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Salario minimo, Benaglia: Bisogna rafforzare la contrattazione per tutelare i salari

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Intervista a Roberto Benaglia Segretario generale Fim Cisl 

di Giorgio Pogliotti  Il Sole24Ore,  9 giugno 2022 pag.5 

«Un buon contratto vale molto di più di un semplice minimo tabellare. Per garantire la tenuta del potere d’acquisto delle retribuzioni occorre attivare tre leve: rinnovare i contratti, estendere l’applicazione dei contratti rappresentativi e tagliare il cuneo fiscale per diminuire  il peso delle tasse sul lavoro».

All’indomani dell’accordo politico raggiunto a Strasburgo tra Consiglio Ue e Parlamento sulla direttiva sui salari minimi adeguati, il leader della Fim-Cisl, Roberto Benaglia, invita a  valutarne con attenzione l’impatto sull’Italia, visto che «non si impone alcun salario minimo per legge».

Da una parte del mondo politico l’accordo raggiunto in sede europea è stato interpretato come un viatico all’introduzione anche in Italia del salario minimo legale. Cosa ne pensa?

La direttiva della commissione europea, giunta dopo tre anni di consultazione con le parti sociali, sostiene lo sviluppo della contrattazione per dare un salario adeguato ai lavoratori. Il salario minimo legale è lo strumento da usare per i Paesi dove la contrattazione è poco diffusa, dove invece è diffusa essa va rafforzata.

Come giudica la proposta del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, di estendere i trattamenti retributivi dei contratti maggiormente rappresentativi?

È una soluzione che noi sosteniamo, dare valore erga omnes ai salari dei contratti più rappresentativi. Il punto è proprio questo: l’applicazione dei contratti “buoni” rappresenta la garanzia migliore della tutela del potere d’acquisto dei lavoratori. Lo sanno bene i metalmeccanici che hanno rinnovato il contratto a febbraio del 2021 e sono al riparo dalle fiammate inflazioniste.

Tra le novità nel rinnovo del Ccnl nel 2016, avete introdotto un meccanismo di adeguamento ex post delle retribuzioni.   Martedì l’Istat ha fornito la previsione dell’Ipca depurato dei beni energetici importati del 2022 al 4,7%: che impatto avrà a giugno del 2023, se venisse confermata questa percentuale?

Se verrà confermato il 4,7%, l’aumento previsto di 27 euro si tramuterà in 88 euro al mese. Grazie alla clausola di salvaguardia contrattata, a regime si potrebbero avere aumenti retributivi ben superiori ai 112 euro definiti lo scorso anno. Noi siamo la dimostrazione di come le coperture contrattuali valgono molto di più di un salario minimo. Fissarlo a 9 euro, come previsto dal Ddl Catalfo, può provocare uno schiacciamento al ribasso dei salari, mentre il Ccnl garantisce gli scatti di anzianità, i premi di produzione, il welfare, la previdenza complementare. Ma anche il governo deve fare la propria parte.

L’iniziativa del Governo è in stand by, dopo che sulla  proposta del premier Draghi di un patto sociale, sono emerse divisioni tra i sindacati

Chiediamo al governo di convocare le parti sociali per appesantire il netto delle buste paga in modo strutturale, agendo sul cuneo contributivo, contenendo gli aumenti delle tariffe. Va incentivata la diffusione della contrattazione di secondo livello, lo strumento che lega aumenti salariali a produttività, togliendo l’incrementalità ai premi di risultato detassati. Chiediamo di elevare dagli attuali 258 euro fino a mille euro i flexible benefit totalmente detassati, oggetto di contrattazione.

Come valuta il voto europeo sullo stop ai motori termici dal 2035?

È una giornata di svolta per l’industria automotive, siamo per una transizione ecologica che sia socialmente sostenibile. Abbiamo presentato delle proposte con Fiom, Uilm e Federmeccanica per accompagnare la trasformazione industriale delle imprese e l’aggiornamento delle competenze dei lavoratori. Abbiamo proposto di utilizzare per la filiera dell’Automotive le politiche attive del lavoro, il programma Garanzia occupabilità dei lavoratori. Chiediamo l’adozione di politiche industriali. Nel Pnrr vedo molta attenzione alle infrastrutture, alle opere pubbliche, meno sull’innovazione. Il baricentro del Pnrr andrebbe spostato sulle nuove tecnologie per sostenere la transizione, affinché sia socialmente sostenibile. È questa la principale sfida.