Automotive, Benaglia: riqualificazione e settimana di quattro giorni
di Cinzia Arena – Avvenire 16 febbraio 2023
La strada è tracciata e il rischio elevato, settantamila posti di lavoro, ma la transizione verso l’auto elettrica può rappresentare un’occasione per l’Italia per rilanciare la produzione e mettersi al passo con Francia e Germania.
Roberto Benaglia segretario generale della Fim Cisl è convinto che non serva fare terrorismo o parlare di ideologia semmai servono strategie di lunga durata.
In Italia ci sono 262mila lavoratori nel settore dell’automotive, quale sarà l’effetto della transizione elettrica sull’occupazione?
Quello di martedì è stato l’ultimo tassello di un processo iniziato due anni fa, noi del sindacatoda tempo diciamo che queste decisioni vanno sostenute con una politica che tuteli non solo i consumatori ma anche i lavoratori. Il settore dell’auto oggi rappresenta il 5% del Pil e il 10% della manifattura, è un settore che paga buoni salari e dove il precariato è praticamente assente.
Sono a rischio ben 70mila posti di lavoro. Quello che preoccupa è che l’Europa ha votato senza dire alle industrie come pensa di sostenerle in un processo che implica una trasformazione delle professionalità.
Dal 2030 le grandi case automobilistiche produrranno solo auto elettriche, perché serviranno meno lavoratori?
La produzione di auto elettriche comporta un taglio del 30% di manodopera e questo renderà necessaria una riformulazione degli orari di lavoro.
Occorrerà avere grande fantasia contrattuale per rendere sostenibile il lavoro, penso ad esempio alla settimana di quattro giorni lavorativi.
L’elettrico di nuova generazione ha un numero di componenti molto più ridotto e sarà quindi più facile da realizzare e assemblare.
Le auto elettriche immatricolate sono il 3,7% del totale per via dei costi eccessivi, come si esce da questa contraddizione?
Siamo molto indietro: in Italia non esiste un mercato dell’elettrico “puro” che va sostenuto investendo nella rete e soprattutto incentivando gli acquisti, altrimenti avremo lavoratori in cassaintegrazione che non si possono permettere di acquistare auto elettriche carissime. Abbiamo il parco auto più vecchio d’Europa. Germania e Francia sono già partite mentre noi siamo fermi, siamo un forte produttore ed esportatore di componentistica, dobbiamo diventare un Paese che attrae e aprire nuove aziende. Va invece scongiurata la produzione, prevista dalla Ue, di nuovi modelli con motori a benzina e diesel euro sette, sarebbe un investimento inutile.
Il ministro Urso ha riaperto il tavolo Stellantis, quali prospettive ci sono?
E stato il primo incontro per il nuovo governo, Stellantis si è impegnata a mantenere tutti i siti produttivi. Ci sono impegni importanti per Cassino con i nuovi modelli Alfa, per Melfi dove c’è bisogno di aumentare i volumi e per Termoli dove sorgerà la Gigafactory che produrrà le batterie per le auto elettriche e non più motori. Duemila lavoratori che dovranno cambiare mestiere, serve un piano di riqualificazione per creare i metalmeccanici del futuro.