Acciaierie d’Italia, Stellantis. Benaglia “Due sfide cruciali per il futuro dell’industria”
Avvenire 7 dicembre 2023
di Luca mazza
Questa è una giornata esemplare del rapporto tra l’industria e il Paese: dalla soluzione di due crisi “cruciali”, seppur molto diverse tra loro, come quella di Stellantis e quella dell’ex Ilva, passa una buona fetta del futuro dell’Italia. E il governo non si può tirare indietro, ovvero non può far mancare il suo sostegno a un settore decisivo per lo sviluppo». Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl, invita l’esecutivo a fare la sua parte nella partita sull’auto che verrà e a garantire che il più grande polo siderurgico d’Europa non chiuda: «Del resto, nei principali Paesi europei, così come negli Stati Uniti, l’industria viene messa centro delle politiche pubbliche perché favorire questo settore significa creare lavoro di qualità, poter contare su salari più alti, alimentare l’export e allontanare lo spettro di una recessione».
Iniziamo dal tavolo di Stellantis. Che partenza è stata?
Dopo oltre sei mesi di balletti, finalmente si è entrati in una prospettiva in cui bisogna chiudere un accordo largo con l’azienda, che passi anche dal confronto con i sindacati, e che preveda per i siti italiani di Stellantis livelli alti di occupazione, con produzione di modelli di vetture legate alla transizione elettrica e con volumi considerevoli.
Oltre agli annunci Stellantis ha dato garanzie concrete?
È stata definita l’assegnazione delle piattaforme a tutti siti produttivi italiani. L’oggetto delle trattative dei prossimi mesi sarà quello di stabilire quali modelli specifici di auto verranno prodotti e dove. Dovranno essere modelli in grado di assicurare un futuro elettrico, meno cassa e più occupazione. Su Pomigliano abbiamo chiesto che si prolunghi la produzione della Panda e che ad essa segua un nuovo modello di massa. La Gigafactory di Termoli è un investimento importante, ma da solo non basta. In generale l’obiettivo annunciato da Stellantis della produzione di un milione di veicoli in Italia entro il 2030, se verrà rispettato, mi sembra in grado di assicurare livelli occupazionali accettabili.
Passando al capitolo ex Ilva, tocca allo Stato superare la crisi?
Mi sembra evidente ormai che Mittal non abbia il minimo senso di responsabilità. Stanno lasciando spegnere il più grande polo siderurgico d’Europa. Il governo deve andare oltre Mittal e garanrtire futuro, occupazione e continuità produttiva all’ex Ilva. In ballo ci sono 20mila posti di lavoro e il futuro di una filiera industriale fondamentale per il Paese. Restano poche ore per agire, perché spegnere il penultimo altoforno significa far morire l’acciaieria.
Chiedete una nuova nazionalizzazione?
No, ma in questa fase l’esecutivo è chiamato a ricapitalizzare per assicurare continuità produttiva e occupazionale. Contemporaneamente bisogna trovare uno o più soggetti privati (nazionali o stranieri) interessati che possano garantire volumi adeguati, la riapertura degli altiforni, la diminuzione della cassa integrazione e, in prospettiva, l’opera di decarbonizzazione. Dopo lunghi mesi di trattativa fallimentare con Mittal è inutile continuare a perdere tempo con chi si è mostrato inaffidabile e irresponsabile.