Intervista a Ferdinando Uliano «L`incertezza green toglie lavoro»
Verità 30 giugno 2024 di Tobia De Stefano
IL SINDACALISTA FIM-CISL «Investimenti spiazzati, il conto va ai lavoratori» «L’incertezza green toglie lavoro»
Il segretario Fim-Cisl: «Sull’auto l’Europa potrebbe rinviare il full-electric, ma senza sicurezze le aziende ritirano gli investimenti e i consumatori non comprano i modelli»
Nell’ultimo report, sui primi sei mesi del 2024, la Fim Cisl contava 103.000 metalmeccanici a rischio. Automotive, siderurgia, produzione di elettrodomestici i settori più colpiti. A causa della transizione green, ma anche degli alti tassi per i prestiti e delle difficoltà di approvvigionamento. E purtroppo la situazione peggiora. L’Inps ha certificato che a maggio rispetto ad aprile la cassa integrazione è aumentata del 36% e l’incertezza non aiuta. «In un settore trainante come quello dell’automotive», spiega il segretario della Fim Cisl Ferdinando Uliano, «viviamo in un cotesto di norme e decisioni comunitarie in fase di evoluzione che rischiano di cambiare e quindi poco chiare. Questo non aiuta le scelte delle case produttrici e dei consumatori e questo stallo a cascata si ripercuote sui lavoratori».
Lei pensa che ci possa essere un passo indietro rispetto, per esempio, al termine stringente del 2035 per il passaggio all’elettrico. «Sembra che si vada nella direzione di alleggerire i vincoli europei che hanno avuto un primo impatto industriale e sociale non positivo».
Sembra, appunto, perché dalle trattative Ue non emerge una presa di coscienza della necessità di cambiamento. «Non sono un politico. Faccio il sindacalista e mi limito a rilevare che l’incertezza sulla strada che l’Europa intende prendere rispetto alla transizione porta alcune case automobilistiche a rivedere delle scelte».
Per esempio? «L’ultimo e più eclatante è il caso di Termoli dove è stata posticipata la nascita del sito dedicato alle batterie per l’elettrico. Attenzione. Stellantis aveva annunciato tre investimenti: Francia, Germania e Italia e ciascuno doveva essere dotato di tre moduli. Bene, dei tre solo quello francese (con un solo modulo) è partito».
Così si ferma tutto. «È necessario fare chiarezza il prima possibile. Noi abbiamo chiesto la convocazione di Stellantis a Palazzo Chigi per avere delle garanzie sia dalla multinazionale che dall’esecutivo».
A Stellantis cosa chiedete? «Che rispetti gli impegni per esempio sul milione di veicoli da produrre in Italia, che definisca le nuove produzioni e garantisca la componentistica con le aziende dell’indotto».
E al governo? «Risposte sul costo dell’energia più alto rispetto a quello dei competitor e che penalizza l’auto e molti altri settori, a partire dalla siderurgia, oltre a un adeguamento degli ammortizzatori sociali per renderli più aderenti come lunghezza alle necessità della transizione».
Mi perdoni, ma l’incertezza è forse più figlia delle errate scelte europee e dell’incapacità politica di indicare subito una nuova strada.
«La chiarezza politica dell’Europa è un prerequisito di tutto, ma su quello come sindacato abbiamo meno leve».
Intanto sono arrivati i dazi alla Cina. Scelta giusta? «Sì, vanno a correggere una situazione di concorrenza sleale per gli aiuti di Stato di Pechino alle aziende locali dell’automotive».
Ma forse arrivano troppo tardi. Le materie prime per la trasformazione green e per le auto elettriche ce le hanno loro.
«Certo, ma io non credo sia troppo tardi. Negli ultimi due anni abbiamo avuto un’i mpennata delle auto cinesi arrivate in Italia e andava data una risposta il prima possibile. Si può dire che intervenendo prima gli effetti sarebbero stati maggiori, ma comunque è giusto dare un segnale forte, non era possibile restare fermi».
Se dovessimo tornare indietro sull’elettrico non rischiamo l’effetto boomerang. Produzioni da riconvertire, progetti di ricerca e sviluppo sulle altre motorizzazioni interrotti ecc. «Il rischio c’è e come dicevamo prima in parte già si vede sugli investimenti rispetto ai quali ci sono dei riadattamenti. Ma l’obiettivo di rendere compatibile il miglioramento della situazione ambientale con l’impatto che le norme green possono avere sulle condizioni sociali riguarda tutti noi. Ed è chiaramente una delle sfide centrali del futuro dell’industria e dell’Europa».