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Prendi i marchi e scappa: Beko crisi enorme – Intervista Ferdinando Uliano – Avvenire 22 novembre 2024

BEKO- intervista al Segr.Gen.FIM Ferdinando Uliano - Avvenire 221124

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Prendi i marchi e scappa: Beko crisi enorme

Nel  gruppo che ha acquisito Whirpool 2500 esuberi. Uliano (Fim Cisl): “ Così affossano l’elettrodomestico italiano”

Intervista al Segretario FIM CISL Ferdinando Uliano – Avvenire 22 novembre 2024

di Paolo M. Alfieri

Ha ancora un futuro la produzione di elettrodomestici in Italia? Il piano Beko Europe, l’ex-Whirlpool diventata di proprietà della multinazionale turca Arcelik appena lo scorso aprile, sembra rispondere con un drastico no , con costi sociali enormi. Gli esuberi appena annunciai dal gruppo sono 1.935 su 4.440 occupati, con la chiusura della fabbrica di congelatori a Siena e dello stabilimento di lavatrici a Comunanaza (Ascoli Piceno) , oltre che il ridimensionamento del sito di Cassinetta (Varese) , la chiusura della ricerca e sviluppo a Fabriano e, più in generale, tagli di tutti i siti e gli uffici italiani.

Ferdinando Uliano, Segretario generale Fim-Cisl, lei l’ha definito un atto di “distruzione industriale”…

Beko non ha realizzato nessun intervento che potesse consentire una maggiore efficienza degli stabilimenti italiani acquisiti. Di fatto ha presentato un’operazione che non è di rilancio, ma di affossamento dell’industria dell’elettrodomestico nel nostro Paese. Questo significa distruggere una realtà importante, con un costo sociale enorme. Non può che essere un’operazione studiata a tavolino con l’obiettivo di accaparrarsi i marchi Whirpool per poi procedere alla chiusura degli stabilimenti e delle produzioni. E credo che anche Whirpool abbia forti responsabilità, perché di fatto più che una cessazione delle produzioni ha avvallato un’operazione di chiusura degli stabilimenti. Senza occuparsi della continuità produttiva.

I lavoratori hanno qualche carta da giocarsi?

Come sindacato sia determinati nel contrapporci a questa logica , tant’è che oggi ( ieri per chi legge) gli stabilimenti hanno già bloccato le produzioni con scioperi in tutte le realtà. Ci sono anche manifestazioni spontanee e stiamo ipotizzando altre iniziative. Anche il piano industriale aveva tante lacune nella sua presentazione al MIMIT e pensiamo che Confindustria stessa e le istituzioni si debbano opporre a questo disegno

Cosa potrebbe fare il Governo?

Ci fa specie che l’attuazione della golden power fatta prima dell’acquisizione da parte del gruppo turco non abbia prodotto risultati concreti, perché se i risultati sono quelli che abbiamo visto, allora si tratta di un fallimento. Abbiamo in calendario un incontro il 10 dicembre ci muoveremo per attivare tutte quelle responsabilità, in primis governative, che possano mettere in sicurezza il settore industriale dell’elettrodomestico, a partire dagli stabilimenti coinvolti. Ripeto: di solito quando c’è un’acquisizione c’è una presa in cario per rendere più competitive le produzioni. Non si è mai visto che un gruppo arriva, sia aggiudica i marchi e poi sposta le produzioni.

Più in generale, è l’intero settore degli elettrodomestici nel nostro Paese a non reggere più?

Il settore sta vivendo una difficoltà di mercato come quella degli altri comparti. Abbiamo vissuto la fase di crescita dopo il Covid, con la saturazione degli impianti, oggi la situazione è di difficoltà, ma non per questo si deve mettere in discussione tutto il futuro produttivo. Si può intervenire con gli ammortizzatori sociali, si fanno delle scelte, si investe per le linee produttive. Il sindacato dell’elettrodomestico ha sempre discusso di competitività, ma di fronte alle chiusure degli impianti c’è la totale nostra opposizione.

Si dovrebbe intervenire a livello europeo?

Indubbiamente rispetto al settore degli elettrodomestici, come  rispetto al comparto dell’auto, c’è un tema Europa. Beko ha chiuso due stabilimenti anche in Polonia e in Inghilterra poco tempo fa, sembra che il gruppo cancelli le produzioni in Europa a vantaggio di altri Paesi . Non si può pensare che l’Europa non agisca a livello industriale, ragionando ad esempio su costi dell’energia e sull’individualizzazione di alcuni aspetti che possano contribuire a far arrivare un recupero di competitività.