Uliano: “Serve un piano europeo per rilanciare l’Industria”
di Paolo Viana – Avvenire, 5 febbraio 2025
La Fim Cisl è una delle anime della manifestazione promossa oggi a Bruxelles da IndustriAll Europe, il sindacato europeo dell’industria. Sotto la sede del Consiglio Europeo, ci si riunirà per rivendicare un concreto piano industriale europeo. Ecco cosa si aspetta il segretario generale Ferdinando Uliano.
Perché scendere in piazza in un momento come questo?
Perché l’Europa sta dimenticando la centralità, produttiva e sociale, dell’industria manifatturiera e chimica. Abbiamo perso lo spirito di Next Generation Eu che è riuscito nell’immane sforzo di portare l’Unione fuori dalla pandemia. Quella spinta deve riprendere, come hanno evidenziato Draghi e Letta, in quanto le politiche nazionali, anche e soprattutto in una fase di uscita dalla globalizzazione, non reggono: pensiamo a cosa possa mai fare da sola l’Italia, paese essenzialmente esportatore, per fronteggiare gli effetti di una guerra commerciale Usa-Cina…
Quindi chiedete una nuova politica espansiva?
Chiediamo di tornare allo spirito di Next e renderci conto che il nuovo patto di stabilità ci ha riportati troppo indietro, come si coglie dalle difficoltà di interi settori comunitari, come l’energia e l’auto.
Ma sa bene che 800 miliardi all’anno di investimenti non si trovano facilmente
La stima di Draghi è corretta e inarrivabile se non si opta per una decisa politica di ristrutturazione del sistema industriale sostenuta dal debito, ma anche una revisione degli obiettivi europei: sull’energia l’Europa deve darsi una linea sostenibile proprio per difendere l’ambiente. Se non sosteniamo l’industria della componentistica automobilistica e ci limitiamo a porre dei veti la transizione ecologica ce la sogniamo. Per non dire del tema degli approvvigionamenti di gas naturale reso palese dalla guerra russo-ucraina. Ma lo stesso possiamo dire dell’elettronica: per anni abbiamo pensato a importare ciò che adesso è strategico. Senza un impegno su quel fronte saremo scoperti sull’intelligenza artificiale.
Sostenibilità ambientale e sociale sono alternative?
No ma la ricaduta di certe decisioni è sotto gli occhi. Abbiamo imposto delle scadenze alla decarbonizzazione senza preoccuparci di governare la transizione. Il mercato non si difende multando chi produce.
Ristrutturare un sistema industriale comporterà dei sacrifici, con quali opportunità?
Il cambiamento sarà profondo. Prendiamo le fusioni. Se ne parla sempre in una logica punitiva, perché si vede la questione dal punto di vista dei consumatori. In realtà, il mercato evolve verso grandi gruppi e spesso impedire una fusione significa sacrificare posti di lavoro.
Cosa chiederete con questa manifestazione?
Saranno cinque le richieste al governo europeo: investire nella formazione dei lavoratori per garantire una giusta transizione ed evitare licenziamenti; prevedere una politica industriale con forti investimenti pubblici per una crescita inclusiva a condizionalità sociali integrate in tutti gli investimenti pubblici; investire in reti e infrastrutture moderne per un’energia stabile, conveniente, affidabile e a basse emissioni di carbonio; rafforzare la contrattazione collettiva e la partecipazione dei lavoratori al processo decisionale; garantire pratiche di acquisto eque e la due diligence sui diritti umani lungo le catene di fornitura, chiederemo come FIM un fondo speciale per gli ammortizzatori necessari per impedire i licenziamenti e sostenere gli invitabili situazioni di crisi che già si stanno determinando. L’UE deve intervenire subito. La siderurgia insegna che il fattore tempo è determinante.