Accordi in azienda e libertà d’orario
Intervista a Marco Bentivogli Segretario Generale Fim Cisl
di Claudia Marin – QN, ( Il Giorno, la Nazione, Il Resto del Carlino) 15 aprile 2019
I 5 STELLE stanno lavorando a una proposta di legge per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario per incentivare l’occupazione: quale è la sua valutazione?
«Parlare di riduzione d’orario va sempre bene – sostiene Marco Bentivogli, leader della Fim-Cisl ma così si rischia solo di aumentare la frustrazione di chi ci crede davvero. Se fanno riferimento a una specie di contratti di solidarietà espansivi, lo strumento già c’è e va solo fatto funzionare. A parte, però, in alcuni settori industriali, negli altri il problema è, semmai, aumentare l’orario di lavoro ai lavoratori a part-time obbligatorio con remunerazioni bassissime che peraltro saranno scoraggiati dal reddito di cittadinanza in un mercato del lavoro che chiede però nel curriculum vitae ʽ esperienze professionali ʼ»
L’obiettivo sarebbe anche quello di trasformare il reddito di cittadinanza in incentivo per la riduzione dell’orario: un’assunzione ogni quattro dipendenti a orario ridotto.
«Che dimezzare l’orario (peraltro a parità di salario) di un lavoratore full-time produca un posto di lavoro full time, è una previsione che ha la stessa attendibilità di chi credeva che quota 100 avrebbe aumentato l’occupazione. Specie in un Paese in cui l’85% dei lavoratori lavora in aziende sotto i 15 dipendenti, questo moltiplicatore occupazionale rischia di essere una burla».
La ricetta lavorare tutti, lavorare meno, dunque, non funziona?
«Funziona lavorare meno, vivere meglio. Bisogna prendere in mano la bandiera della libertà di orario. In Francia è aumentato il benessere delle persone, che non è poco ma la riduzione generalizzata degli orari per legge non ha mai funzionato. Bisogna lasciare spazio alla contrattazione insieme a nuovi sistemi di organizzazione del lavoro e di utilizzo delle nuove tecnologie».
Si riferisce alla formula dello smart working?
«Lo smart working è al di sotto delle sue potenzialità, va contrattato. A Genova nel gruppo Leonardo 900 dipendenti su 1200 lavorano 10 giorni al mese in smart working. Ma le aziende funzionano ancora con un’organizzazione del lavoro utile a confortare le gerarchie aziendali ma che allontana da produttività e benessere».
Il modello tedesco potrebbe essere importato?
«Nel contratto dei metalmeccanici tedeschi è stata inserita la possibilità di una riduzione temporanea a 28 ore, con una lieve decurtazione salariale, per necessità di cura di anziani e bambini o per motivi di studio. Ecco un obiettivo a cui puntare. Andrebbero rafforzate anche le banche del tempo e introdotto il part-time nella fase precedente la pensione».
L’Italia, però, rimane all’ultimo posto o quasi per produttività del lavoro: perché?
«La produttività non aumenta con le ore lavorate. La sfida della produttività si vince facendo diventare le competenze moneta intellettuale»