Ilva, acciaio senza inquinare. Si può
Intervista a Marco Bentivogli
di Michelangelo Borrillo – Corriere della Sera, 30 aprile 2019
Bentivogli dopo il duello tra l’ambientalista e Di Maio: basta dover scegliere tra pane e cancro
«Un video da vedere e rivedere. Perché l’inadeguatezza del Ministro Di Maio dinanzi alle parole di Alessandro Marescotti mette in chiaro le bugie del governo, al di là dei dati contestati dall’ambientalista. Lo dimostra l’iniziale richiesta della chiusura dell’Ilva, il successivo inserimento nel contratto di governo della “chiusura delle fonti inquinanti” e la marcia indietro quando si è capito che non è semplice fermare un impianto a ciclo integrale e perdere l’1% del Pil e 20 mila posti di lavoro al Sud». Parole di Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl, dopo il duello della scorsa settimana tra l’insegnante di lettere e attivista di Peacelink e Luigi Di Maio, a Taranto: «Ministro, mi guardi, è pubblicità ingannevole», l’attacco di Marescotti in riferimento ai dati del -20% di emissioni nocive dell’ex Ilva.
Segretario, dopo gli scontri del 2012 con Marescotti, adesso si schiera con lui?
«Con Marescotti mi sono scontrato, anche duramente, dal 2008 in poi. Abbiamo però imparato a rispettarci. Bisogna tutti imparare a tenere lontano dalle questioni importanti i fanatismi ciechi. Quelli per cui il 2 agosto2012 il Comitato Liberi e pesanti assaltò il palco delle manifestazioni sindacali a suon di spranghe; e quelli per cui, anche chi sostiene, come me, che un siderurgico che non inquina si può realizzare, è “un assassino da eliminare”. E per questo condanno gli insulti che stanno ricomprendo in questi giorni Marescotti».
Condivide, quindi, le sue accuse a Di Maio.
«Rispetto a Di Maio, mi verrebbe da togliere sassolini dalla scarpa. Ma bisogna imparare a rifiutare la logica del nemico. Come mi hanno insegnato i vecchi sindacalisti, a dare whiskey cattivo agli indiani per farli arrabbiare alla fine si rimane vittima delle loro frecce».
E allora cosa propone?
«Di fare sul serio, ognuno la propria parte. Marescotti ha citato dati parziali. Quando hai malati di cancro vi sono responsabilità gigantesche della vecchia Ilva pubblica, poi dei Riva. Mi auguro che qualcuno inizi a chiedere conto anche alla Regione Puglia, ricordando che è un’istituzione che ha delle responsabilità dirette nei confronti dei cittadini e non solo un ricorsificio. I dati devono tenere conto dell’incidenza dei mesoteliomi dovuti all’amianto nella provincia ionica come ben evidente dallo studio epidemologico utilizzato nel processo in corso».
Ed ArcelorMittal cosa chiede?
«Deve essere trasparente. Comunicare e confrontarsi col territorio su cosa sta facendo per l’attuazione del piano. Se la diossina aumenta a produzione invariata, servono spiegazioni. L’obiettivo deve essere di smettere di far scegliere le persone tra pane e cancro, cosa che, del resto, avviene solo in Italia. Italsider e i Riva si sono sempre rifiutati di fare uno studio serio sulla mortalità dei lavoratori delle cockerie, che sono quelli mille volte più esposti agli idrocarburi policiclici aromatici, come il benzoapirene, per poter fare una valutazione rigorosa. L’ambientalizzazione di Taranto è la sfida del Paese, da affrontare con rigore e bandendo ogni demagogia».