Auto, l’allarme del sindacato. Benaglia: “ Il governo agisca ora”
Il leader Fim-Cisl: si a un patto con Stellantis sulla produttività. Oggi vertice dei ministri
Corriere della Sera, 9 febbraio 2022 – di Rita Querzé
Ultima chiamata per l’automotive. «O governiamo il salto nella mobilità sostenibile o rischiamo che l’industria dell’auto faccia in Italia la fine dell’elettronica: cancellata». È un tono ultimativo quello di Roberto Benaglia, leader della Fim Cisl. D’altra parte non c’è nulla di peggio per un sindacato che gestire la fine di un settore spina dorsale dell’industria del Paese.
«Dopo il nostro appello partecipativo al premier Draghi con Federmeccanica, Fiom e Uilm a palazzo Chigi è stato convocato stamattina un vertice con i ministri interessati. Bene. Ma non c’è tempo da perdere. In questa partita stiamo già giocando i supplementari — esemplifica Benaglia —. Gli altri Paesi, Francia e Germania in testa, sanno dove vogliono andare. Noi non abbiamo un piano. Il governo si chiarisca le idee e ci convochi al più presto». Sì, ma non ci sono un po’ troppi tavoli? Il Mise in parallelo si confronta con Confindustria e Anfia… «Basterebbe un unico tavolo. Operativo e agile però, le sfilate inutili non ci interessano».
Molti sostengono che l’emergenza del settore si possa risolvere spostando in avanti lo stop al motore endotermico in Europa. È così? «La flessibilità nella tempistica sarebbe un vantaggio ma la verità è che le case automobilistiche europee sono già partite con enormi investimenti sull’elettrico. I termini del problema non cambierebbero», risponde Benaglia. E Stellantis? Il ceo Tavares dice che in Italia «il costo di produzione di un’auto è a volte doppio rispetto ad altri Paesi Ue». «A Stellantis non forniremo alibi. Siamo pronti a un patto per migliorare la produttività. Ma i posti negli stabilimenti non si toccano. Palazzo Chigi si muova ora per garantire questo risultato». Tavares ha messo in discussione anche la gigafactory, la fabbrica delle batterie a Termoli. «Siamo fiduciosi — dice Benaglia —. Siamo pronti a contribuire alla messa in campo di un grande piano per la riconversione di 2.400 lavoratori».
Il sindacato chiede fondi per formazione e ammortizzatori speciali straordinari per il settore, gli industriali incentivi per chi cambia l’auto. Siamo sicuri che bastino queste ricette? «Guardi che le proposte non si fermano qui. Abbiamo sottolineato la necessità di incentivi agli investimenti e supporto alle multinazionali che investono in Italia, per esempio. Lo sappiamo bene: per vincere questa sfida serve agire su più piani ma conta soprattutto la tutela del lavoro».