4th Mediterranean Europe Metal Unions Permanent Conference – Napoli 12-13 aprile 2023
La prima Conferenza dei sindacati metalmeccanici del Mediterraneo si svolse a Istanbul dal 3 al 5 maggio 2017. Sindacati fondatori dell’iniziativa furono: Fim Cisl e Türk Metal (Turchia), coadiuvati da SindNova.
La partecipazione dei sindacati, l’impegno e la visione internazionale che caratterizzarono la Conferenza, portarono alla redazione del “Memorandum di Istanbul”.
In questo importante documento, i sindacati metalmeccanici dei Paesi europei dell’area mediterranea si impegnarono a proseguire l’azione congiunta avviata.
Lo scopo centrale della Conferenza, che da quel momento si decise di tenere annualmente, era, ed è rimasto, quello di lavorare insieme per ridurre le profonde divisioni nella regione, che purtroppo si sono allargate ulteriormente nonostante la spinta europea all’integrazione, una spinta che purtroppo ha perso il suo slancio iniziale a causa del primato delle politiche economiche e sociali nei singoli Paesi (siamembri dell’UE che candidati).
Si è ritenuto necessario e vitale per l’economia e per le relazioni sindacali contrastare la visione miope che ha fatto perdere all’Europa il Mediterraneo: un’area considerata a torto ai margini della globalizzazione.
In questi anni ci siamo accorti che è vero il contrario: quest’area sta infatti riacquistando la sua posizione di regione strategica, sia in campo economico, che come elemento di equilibrio geopolitico.
Si tratta anche di un’area devastata dalle guerre e dal terrorismo, incapace di gestire le tensioni internazionali senza l’uso delle armi e di affrontare la crisi dei rifugiati e i flussi migratori. Un tempo crocevia di civiltà, il Mar Mediterraneo è diventato un cimitero.
La ricerca della pace, la tutela delle istituzioni democratiche e libere e il rispetto dei diritti dei migranti sono temi che, per i sindacati come per chiunque altro, contraddistinguono una società civile.
In questo complesso contesto geopolitico, i metalmeccanici di diversi Paesi si trovano ad affrontare problemi e sfide simili, nonostante le diverse culture e relazioni industriali.
Nel corso delle edizioni precedenti ci si è interrogati sui problemi che vanno dalla crescente influenza delle multinazionali, alla digitalizzazione, dalla maggiore precarietà del lavoro, alle catene di fornitura e al diritto a un salario dignitoso per tutti i lavoratori, affrontando temi legati anche alla tutela dell’occupazione e alla difesa dei diritti civili e sono stati individuati tre ambiti in cui lavorare:
- Contrattazione collettiva aziendale e settoriale (monitorare gli accordi nazionali e aziendali e procedere a uno scambio di buone pratiche, scambiare informazioni ed esperienze, coordinare le azioni per promuovere la solidarietà);
- Le imprese multinazionali (mappare la loro presenza nell’area del Mediterraneo, comprese le coste africane e mediorientali, istituire nuovi CAE e rafforzare quelli esistenti, creare e potenziare le reti sindacali globali, negoziare e attuare gli accordi quadro globali, campagne di solidarietà);
- Politiche industriali e settoriali (monitorare le politiche commerciali nell’area euro mediterranea e le politiche di investimento nei settori automobilistico, aerospaziale, elettrodomestici, elettronica/ICT, siderurgia, ecc.).
Nelle edizioni successive, sull’onda del successo ottenuto, altri sindacati hanno aderito a questa iniziativa: FGMM CFDT (Francia), USO Industria e UGT FICA (Spagna), divenendo così membri permanenti del comitato direttivo.
La prossima Conferenza, giunta alla sua Quarta Edizione, si terrà a Napoli, presso la Mostra D’Oltremare nei giorni 12 e 13 aprile.
Ospiti sindacalisti da diversi Paesi sono attesi (Francia, Spagna, Turchia, Algeria, Portogallo, Tunisia, Serbia, Macedonia…).
Restiamo convinti che l’area del Mediterraneo debba tornare ad essere un luogo di incontro, di confronto e di scambio sia di economie ma anche di pensieri e ispirazioni.
Per promuovere questa visione è necessario lavorare insieme a tutti gli attori che possono essere determinanti nel migliorare le attuali condizioni dei lavoratori, partendo dalle istituzioni e ai movimenti sociali che hanno come comune interesse lo sviluppo delle persone e il raggiungimento della libertà, che ancora oggi passa attraverso il conseguimento dei diritti, anche a livello lavorativo.