#FCA : Fiat, Bentivogli “abbiamo tenuto il lavoro in Italia ora un contratto innovativo”
Intervista al Segretario Generale della Fim Cisl Marco Bentivogli de Il Messaggero
di Diodato Pirone
Fiat, Bentivogli (Fim): abbiamo tenuto il lavoro in Italia ora un contratto innovativo
Domani all’Università di Roma (Aula Bianchi Bandinelli, via del Castro Laurenziano 9, ore 10) si terrà una giornata di studio su come sta cambiando la fabbrica. Saranno presenti anche sindacalisti americani dell’UAW (United Auro Workers), il sindacato che in Chrysler collabora con Sergio Marchionne allo sviluppo del Wcm, il sistema produttivo adottato da Fiat Chrysler. Il convegno arriva dopo le assunzione di Melfi ed è indicativo del gran movimento intorno al “caso FCA” che, tra l’altro, quest’anno deve rinnovare il contratto di lavoro italiano che è diverso da quello Federmeccanica-Confindustria. Abbiamo fatto il punto con Marco Bentivogli, da poco segretario nazionale della Fim-Cisl.
Allora, Bentivogli, partiamo dai 300 giovani che lunedì hanno iniziato a lavorare a Melfi. L’annuncio è stato fatto da Marchionne. Renzi ha ringraziato. Fiom si è detta contenta ma è sempra all’opposizione. E i sindacati che hanno rotto con Fiom e firmato il contratto Fiat che fine hanno fatto?
“Quelle assunzioni sono il risultato della capacità di trovare un accordo con Marchionne a Pomigliano e poi dell’affidabilità delle relazioni industriali. Senza tutto questo oggi l’Italia non avrebbe industria automobilistica. Noi abbiamo convinto Marchionne ad investire”.
Ma Renzi ha ringraziato Marchionne, non anche voi.
“Renzi sostenne il si al referendum a Pomigliano, poi nel 2012 a Giannini disse che la Fiat aveva tradito gli operai, ora si è ricreduto. Meglio tardi che mai. Anche Fiom ora elogia e attacca Marchionne a giorni alterni. Linearità e coerenza in Italia sono fuori schema”.
Cosa vuol dire?
“Quando si trattò su Pomigliano, Fiat aveva puntato sul “no” di tutto il sindacato per chiudere definitivamente quella fabbrica che già non lavorava. Noi insistemmo per proseguire il negoziato e spiazzammo Fiat che si rese disponibile a firmare solo dopo qualche giorno”.
Ma questo ruolo centrale non vi viene riconosciuto.
“Veramente la Fim Cisl è la prima organizzazione sindacale in tutte le realtà industriali di cui si parla nei media ed in particolare nei talk. Ed è prima nei Gruppo Fiat, oggi FCA. Una tessera sindacale costa l’1% della busta paga di un lavoratore e rappresenta molto di più di un “like” su un social network. Il sindacato, vince o perde in fabbrica. Poi c’è il presepe mediatico”.
Perché in America il sindacato che collabora con Marchionne torna a contare e in Italia no?
“Il sistema italiano non accende i riflettori sulle buone prassi ma sul contrario e produce i personaggi funzionali alla narrazione populista. Salvini, Gasparri e Landini entrano nelle case degli italiani come nessuno e con qualsiasi governo. Così scomodi al potere non saranno. O no? La televisione ha bisogno di costruire, a dispetto di ogni veridicità di informazione, e di pluralismo televisivo, personaggi e notorietà connessa. Visibilità personale da giocare altrove, indirettamente proporzionale alla rappresentanza reale, che fa bene ai personaggi, ma scarsamente a contenuti e organizzazione rappresentata. Ricorda la Polverini? Ci ha guadagnato lei o l’Ugl dell’assist mediatico di Floris?”.
Le assunzioni di Melfi arrivano dopo un altro segnale lanciato da Fiat: il premio di 300 euro per i 2.500 dipendenti ti della Maserati di Grugliasco dove la Fiom è tradizionalmente forte. Premio deciso dall’azienda, senza consultare i sindacati firmatari.
“E infatti l’erogazione unilaterale ne ha sminuito la portata e ha provocato uno sciopero di tutti i sindacati nell’altro stabilimento Maserati, quello di Modena. Da tempo noi riteniamo indispensabili riconoscimenti per gli stabilimenti in forte crescita come Grugliasco o Sevel”.
In America Marchionne di fatto cogestisce gli stabilimenti con il sindacato unico Uaw. Presenta gli investimenti alla stampa assieme ai capi di quel sindacato. Addirittura l’Uaw, che sul contratto sta preparando una piattaforma forte, viene pagata 175 milioni di dollari l’anno per 4 anni per contribuire allo sviluppo del sistema produttivo WCM di FCA. Li il sindacato partecipativo è vincente. In Italia non appare così. Responsabilità di Marchionne o vostra?
“Abbiamo un rapporto fortissimo con la Uaw. Lo stile della Fim Cisl è il medesimo: fare accordi non significa un matrimonio azienda-sindacato. Significa cercare, anche nelle situazioni difficili, spazi di condivisione e su quelli marciare insiemene nelle reciproche autonomie. In Italia quello che fa l’Uaw o la Mittbestimmung (cogestione) della Ig-Metal nei salotti radical-chic che orientano ancora la narrazione mediatica vengono bollati come collaborazionismo. E’ un mondo che ha – diciamo così – i piedi al caldo, non ha bisogno di soluzioni, E’ certo, che noi dobbiamo osare di più, ma l’azienda deve fare altrettanto. Lavoreremo perché si comprenda che la nuova FCA dovrà essere nota non solo per la destrutturazione di un modello ma per essere la sede di quello più innovativo. L’azienda deve fare, su questo, una scelta definitiva, prevedere una scommessa forte e maggiore coraggio a guardare al futuro”.
Marchionne ha rotto con gran parte del sistema italiano a partire da Confindustria. I sindacati firmatari no, infatti siete in 5 alla Fiat. Non rischiate di restare nella tenaglia fra il sindacato del No e il modello di rottura di Marchionne?
“La Fim Cisl ha rotto con l’establishment della rendita dagli anni’60. Marchionne ci arriva solo ora. Quell’italietta, fortissima nella gestione dei gangli dell’informazione, di operatori economici e gruppi di potere che hanno saccheggiato il denaro pubblico in nome della sostenibilità, la loro, oggi si rifugia dietro quel pezzo di sindacato eternamente in fuga. Chi rappresenta posizioni veramente forti è sempre schiacciato nelle polarizzazioni strumentali. come diceva Federico Caffè, i veri riformisti sono spesso soli, ma noi non ci siamo mai fatti fregare da quest’ansia. E vedrà il bello è appena iniziato”.
Fra qualche settimana si vota per i delegati in alcune fabbriche Fiat. Ha senso avere 5 sindacati in Fiat che sostanzialmente dicono le stesse cose? Non trova che questo sistema sia poco trasparente e troppo costoso?
“Assolutamente si. La proliferazione di sigle sindacali non è mai un buon segno. Cinque sindacati rischiano di giocare la loro competizione negli stabilimenti su questioni poco sindacali o di retroguardia populista. Bisogna semplificare il quadro, servono soglie di accesso minime, come avviene in tutto il mondo. In Cisl, come sempre, partiamo da noi: abbiamo dimezzato le strutture provinciali e stiamo costruendo come avviene in Europa e nel mondo una unica Federazione dell’Industria”.
Sta per ripartire la trattativa sul rinnovo del contratto Fiat. FCA punta a legare i salari all’aumento della produttività fabbrica per fabbrica. Ci state?
“Non vedo dove sia il tabù? In gran parte dei contratti aziendali italiani la ricaduta salariale è diversificata per sito, per reparto e, a volte, per dipendente. La Contrattazione Collettiva garantisce l’applicazione trasparente di criteri condivisi. Avviene già ovunque. Anzi, tornare a legare una parte di salario aggiuntivo all’organizzazione del lavoro e ai processi di miglioramento è un tema che poniamo da anni. Se la contrattazione non rientra nei processi produttivi indebolisce i grandi spazi di partecipazione organizzativa che invece si possono aprire”.
E perchè allora in tanti hanno potuto raccontare che la Fiat avrebbe trasformato gli operai in schiavi.
“Come ha ben ricordato Bruno Manghi proprio sul Messaggero , è passata la balla dello “schiavismo” come risultato degli accordi sindacali su investimenti e Wcm, grazie allíincompetenza dei giornalisti che non hanno mai visto ne una fabbrica moderna ne una trattativa sindacale e che ne han parlato nei talk. Chi allora scrisse “accordi firmati sulla carne viva dei lavoratori” ha contribuito alla disinformazione e finge di non sapere che: la Fiom ha firmato, dentro il network sindacale mondiale dell’auto un documento che sostiene l’introduzione del WCM, il sistema implementato in quegli accordi, inoltre, il sistema UAS è utilizzato da molte aziende automotive (e non solo) nel mondo da decenni, in particolare dai costruttori tedeschi. Alcune case automobilistiche hanno iniziato ad usare EAWS come check-list per l’analisi del rischio, soprattutto in relazione al carico bio-meccanico, cioè alla fatica,~presente nelle variepostazioni di lavoro. Volkswagen in particolare ha implementato il sistema Ergo-Uas in tutti i suoi plant, worldwide. Anche lo stabilimento Lamborghini di S. Agata Bolognese, essendo parte del gruppo Vw-Audi, usa Ergo-Uas, con tanto di accordo sindacale firmato da Fiom (16 RSU Fiom e 1 Fim in quel plant). In Fiat il regime delle pause è di 30 min. a turno, in Lamborgini di 20 min.uti a turno. Ci vorrebbero le scuse, ci accontentiamo di accettare a venire con noi in quelle fabbriche e raccontare poi la verità e non le esigenze politiche e di notorietà di qualche sindacalista in malafede”.
Come si fa ad aumentare gli stipendi con inflazione zero?
“Il Contratto e le relazioni industriali 2020, specie per chi come me crede che siano un fattore di giustizia e di competitività,vanno ripensate. Bisogna mettere in gioco elementi unificanti attuali e calzarli su pattern diversificati, la filiera, il territorio, il flusso produttivo. Nel paese col clup (costo del lavoro per unità di prodotto) più alto d’Europa e i salari più bassi è chiaro che sulla produttività bisogna creare meccanismi virtuosi. La fiscalità di per se non è l’unico problema. Germania e nord Europa non hanno pressione fiscale inferiore”.
Serve una legge su sindacati e sciopero?
“Le adesioni agli scioperi dettati da ragioni di partito sono rilevanti solo nella narrazione giornalistica. Ma non credo che serva una legge di regolamentazione dello sciopero.Tutt’al più serve una regolamentazione sindacale sul processo decisionale che porta allo sciopero. Ad esempio, in Germania gli iscritti al sindacato prima della proclamazione devono dare il mandato allo sciopero, pensiamoci”.
Pensa che le mille assunzioni di Melfi possano contribuire a cambiare il racconto del lavoro in Italia?
“Non so, una volta l’aristocrazia assicurava la propria sopravvivenza remunerando buoni biografi, a dispetto della storia reale. Oggi lo scarso pluralismo meriterebbe l’intervento della vigilanza Rai e dell’Agcom sul monopolio dell’unica voce, senza contradditorio sindacale che è fuori dalla storia sindacale attuale ma ha il monopolio nella sua narrazione mediatica. Non è il nostro principale cruccio, abbiamo cambiato la storia riaprendo una partita già chiusa. Non lo abbiamo fatto perché ce lo riconoscesse il governo o i salotti televisivi ma per i lavoratori e a giudicare dai consensi, loro lo hanno capito”.