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FIM: organizzati nel cambiamento – Il Sole 24 Ore

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Il 25 e 26 ottobre i metalmeccanici della FIM CISL si sono ritrovati a Roma per la 16° Assemblea Organizzativa Nazionale dal titolo: “Organizzati per il cambiamento: innoviamo la rappresentanza”. Oltre 300 delegati FIM provenienti da tutt’Italia si sono confrontati rispetto all’organizzazione e alla rappresentanza del lavoro futuro. Viviamo in un’epoca di grandi trasformazioni e transizioni tecnologiche e sociali, ma anche in un periodo storico in cui si stanno rimettendo in discussione molte delle certezze che credevamo acquisite.

Crisi economica, pandemia, le guerre, le transizioni energetiche e tecnologiche sempre più pervasive, stanno cambiando gli equilibri e gli assetti geoeconomici e politici che hanno contraddistinto la fine del ‘900 e il primo decennio del nuovo secolo.

Come sindacato abbiamo l’obbligo e il dovere di cogliere i cambiamenti in atto, ma soprattutto le opportunità, mettendo da parte le paure e organizzare il lavoro del domani rendendolo sostenibile mettendo al centro le persone dando risposte nuove, all’evoluzione dei bisogni di sempre.

I “nuovi metalmeccanici” mettono in campo alte competenze trasversali e quella che prima era “manodopera”, oggi è “mentedopera”. Nuove professionalità, tecnici, colletti bianchi e artigiani metalmeccanici, sempre più qualificati che chiedono al sindacato di valorizzare e remunerare meglio il lavoro e il contributo che danno all’impresa.

Per questo, occorrono relazioni sindacali che mettano al centro, in ogni aspetto, il modello ESG fondamentale per la costruzione del lavoro futuro. La rivoluzione digitale prima che tecnologica è culturale e organizzativa, per questo necessita di investimenti adeguati sulle persone e non solo su tecnologie e macchinari, oltre che di sistemi di effettiva partecipazione. Un punto quest’ultimo, in cui la CISL ha avviato una proposta di legge popolare, che la FIM sta sostenendo in tutti i luoghi di lavoro, per dare attuazione all’articolo 46 della nostra Costituzione.

 In questo scenario, la demografia in Italia sta condizionando profondamente il lavoro metalmeccanico. Questo impone di affrontare il tema dell’attrattività nel lavoro metalmeccanico dei giovani e donne e rendere sostenibile il lavoro per chi ha più di 55 anni. Dare centralità e supporto all’alternanza scuola lavoro, all’apprendistato duale e professionalizzante, promuovere i percorsi scolastici verso gli ITS e costruire pratiche di recupero per giovani che hanno abbandonato la formazione scolastica, sono solo alcune delle priorità da mettere in campo.

Conseguentemente, far crescere l’occupazione femminile a livelli europei attraverso politiche per la parità occupazionale, retributiva e la miglior conciliazione vita lavoro, sono indifferibili e non possono essere lasciate alla buona volontà delle aziende, ma vanno messe al centro quelle politiche e quelle azioni contrattuali che rendono efficace la parità retributiva uomo-donna. Per farlo, bisogna superare gli ostacoli posti dalle attività di cura, non solo verso i figli ma, sempre di più, verso i crescenti bisogni di cura per i propri genitori ed anziani, che devono essere condivise con gli uomini. Aumentare il congedo obbligatorio di paternità creando servizi welfare, a partire dall’accesso a costi sostenibili degli asili nido e consentendo orari di lavoro flessibili sono solo alcuni punti, ma serve un forte investimento della contrattazione collettiva e della bilateralità in termini solidali e mutualistici.