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Pensioni, Furlan: “tornare alle quote flessibili età”

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Pensioni. Furlan: “Bisogna tornare alle quote flessibili età, più contributi per l’uscita”

Il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, in una intervista ad “Avvenire”, critica la riforma del credito e coglie al volo l’apertura del ministro Poletti sulla previdenza, sottolineando che il sistema previdenziale oggi è troppo rigido. 

Roma, 25 gennaio 2015- «Il decreto sulle banche popolari è un errore clamoroso. Il governo farebbe meglio a occuparsi della crescita e delle pensioni. Questo sì è urgente». Il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, in una intervista ad “Avvenire”, critica la riforma del credito e coglie al volo l’apertura del ministro Poletti sulla previdenza, sottolineando che il sistema previdenziale oggi è troppo rigido. “Occorre invece ripristinare una certa flessibilità in uscita e tenere conto che non tutti i lavori e non tutti i lavoratori, sono uguali: le persone hanno esigenze differenti e a 67 anni è diverso stare seduti ad una scrivania o salire su un’impalcatura. Bisogna far sì, perciò, che sia possibile andare in pensione dopo un certo numero di anni di contribuzione, in combinazione a una certa età”. Per Furlan la strada giusta sarebbe ripristinare il sistema delle quote ed incentivare – con contributi figurativi o sgravi fiscali – le “staffette” tra un lavoratore anziano che passa a part-time ed un giovane che entra in azienda ed impara un mestiere.

Il leader Cisl è poi tornata sul Jobs Act ricordando che “grazie all’ intervento della Cisl si sono evitati alcuni errori, come i licenziamenti economici per scarso rendimento o la clausola di opting out che avrebbe vanificato la reintegra. Ora chiediamo modifiche sui licenziamenti collettivi. Ma ciò che consideriamo prioritario è che si faccia pulizia delle forme di lavoro più precarie. Il contratto a tutele crescenti ora è una realtà con costi ridotti per i datori di lavoro, il governo allora elimini associazioni in partecipazione, false partite Iva, contratti a progetto, lavoro intermittente. Davvero non ci sono più alibi per alcuno”.

L’altra sfida che la Cisl lancia all’esecutivo ed alle controparti datoriali riguarda la contrattazione. “L’accordo che abbiamo disegnato nel 2009 è scaduto. Ora dobbiamo dare nuova centralità alla contrattazione aziendale e territoriale. E il governo può incentivare questo cambiamento defiscalizzando tutti o una parte degli aumenti per maggiore produttività. Così si sostiene la ripresa economica. A Federchimica e Confindustria che vorrebbero che i lavoratori restituissero nei prossimi contratti gli aumenti concessi per l’inflazione, rivelatasi più bassa del previsto, Furlan risponde: “Di contratti addirittura in negativo per i lavoratori non se ne parla. Gli accordi sono da rinnovare, con una tutela minima dei redditi dei lavoratori a livello nazionale. Ma poi dobbiamo trovare lo spazio e le modalità, nel secondo livello, per far crescere assieme in maniera significativa produttività e salari”.

E sulla esclusione della Fiom dalle elezioni delle Rappresentanze sindacali aziendali a Pomigliano, Furlan precisa come la “Fiom,  il suo segretario Maurizio Landini e tanti osservatori non hanno ancora riconosciuto che quel risultato è dovuto da una parte agli investimenti della Fiat e dall’altra agli accordi che i sindacati non antagonisti, a partire dalla Fim-Cisl, hanno stretto. Prendendosi insulti e anche peggio. La Fiom ha una possibilità concreta per tornare a essere protagonista in un rapporto unitario con noi e le altre sigle: firmi il contratto nazionale Fiat e gli accordi sulla rappresentanza”.

Il Segretario Generale della Cisl affronta anche il problema della riforma delle banche popolari, parlando di “errore eclatante da parte del governo che rischia di cancellare un’esperienza storica, molto positiva, di partecipazione nel sistema bancario. Penalizzando e mettendo a rischio proprio quegli istituti che, assieme alle Banche di credito cooperativo, meglio hanno sostenuto le imprese in questi anni di crisi. Questo sarà un altro buon motivo per lo sciopero generale dei bancari il 30 gennaio”.

Ufficio Stampa Cisl