Bentivogli: la sua operazione radical chic rovina il sindacato
La sua operazione radical chic rovina il sindacato
di Marco Bentivogli –Segretario Generale Fim Cisl
Intervento pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 24 febbraio 2015
Landini era partito in luna di miele con il premier, fu l’unico a incontrarlo in solitaria. Verso l’estate cambiò il registro: occuperemo le fabbriche, anzi le tv. Marchionne è bravissimo, anzi no. Gli onesti sono tutti con me. Sono stato frainteso. Scendo in politica. Anzi no, resto.
Le scelte sono due, senza ambiguità: se ha scelto di andare in politica gli faccio i miei auguri più autentici. In un Parlamento di liberi professionisti e imprenditori, gli ex sindacalisti non sfigurano per competenze e capacità.
Scoprire che i monologhi senza contraddittorio (ricordano gli effetti dell’editto bulgaro) che ci ha riservato in tutte le reti (tra Fiom e Fim il rapporto di visibilità Tv è 20 a 0), con la sola eccezione di Rai Yoyo, siano serviti al lancio del personaggio politico, fa riflettere sui troppi che pontificano sul “servizio pubblico”.
Se invece ha scelto di tenere il piede in due scarpe, non so se farà bene alla politica ma di certo farà male, molto male alla credibilità del sindacato.
Abbiamo molte vertenze aperte e il Contratto Nazionale da rinnovare. E molto di più: rifondare e rilanciare il sindacato 2020 verso nuovi lavoratori e nuovi lavori che sono lontani dal sindacato, dare risposte a chi non ha lavoro e chi non lo ha più. Modernizzare, burocratizzare e internazionalizzare il sindacato. Altro che politica.
Gli errori del Job act su licenziamenti collettivi e lo scarso coraggio nella cancellazione delle forme contrattuali precarie meritano un sindacato più sindacato, non un ibrido movimentista gastro-mediatico e pre-politico. Claudio Sabattini nel’96 sostenne l’insufficienza dell’autonomia sindacale verso la necessità di “indipendenza” dalla politica che lui proponeva al resto dei metalmeccanici e ai sindacati Confederali. Ora passiamo alle coalizioni sociali, senza progetti strategici, tranne che celare la necessità di superare lo sbarramento elettorale e assicurare qualche seggio a qualche personalità?
Troppi dirigenti sindacali, arrivati alla vigilia del loro ultimo biennio di mandato hanno iniziato a costruirsi il futuro da dentro il Sindacato. Non merita Landini, la stessa parabola della Polverini, anche se nei talk hanno avuto entrambi il loro lancio.
La Cisl a chi ha avuto le stesse tentazioni, ha sempre chiesto di separare il destino personale da quello dell’organizzazione.
Se già i rapporti sono difficili nei metalmeccanici, saremo distanti e distinti non solo da chi confonderà la propria organizzazione con il cantiere della sinistra sociale ma da qualsiasi progetto pre-politico di qualsiasi orientamento politico.
La tentazione di spiegare ai propri iscritti per chi votare è sempre stata fallimentare. Per primi negli anni’70 la Fim sostenne dentro la Cisl la regola delle incompatibilità tra incarichi politici e sindacali, oggi patrimonio spesso solo formale del resto del sindacato.
Il Segretario Fiom che ci cita sempre il suo Statuto per marcare le divisioni tra le organizzazioni, negli art. 5 e 6 parla di autonomia e incompatibilità da partiti ma anche da “qualsiasi formazione politica”.
Nel merito, per quel che leggo, questo cantiere della sinistra, colma un vuoto, quello della rappresentanza politica del mondo radical, non di certo il voto operaio, saccheggiato dalla destra populista e xenofoba, molto più competitiva sul terreno della demagogia e delle felpe.
Personalmente lavoreremo per tenere i lavoratori e il loro sindacato, lontani da qualsiasi matrice populista. Per questo, penso che il sindacato debba tornare ad incarnare un grande, formidabile progetto educativo collettivo, questo torneranno ad essere i metalmeccanici, insieme alle centinaia di migliaia di giovani che faremo di tutto perché si impadroniscano delle organizzazioni sindacali.
24 febbraio 2015