Bentivogli: “Ma adesso bisogna aiutare chi produce”
Di Giuseppe Bottero, La Stampa 04 maggio 2015
“Ma adesso bisogna aiutare chi produce”
Qualcosa si muove l’industria sta ripartendo e finalmente crescono anche i settori legati al mercato intero
Marco Bentivogli, leader della Fim Cisl, finalmente l’occupazione è tornata a crescere. Che cosa è successo?
“All’inizio dell’anno c’è stata una banalizzazione del contratto a tutele crescenti, che sembrava funzionare soltanto per la trasformazione di contratti precari: bene, ma a fronte di 600 mila posti persi dall’industria dal 2008 a oggi servono nuovi posti. La novità positiva dei dati relativi ad aprile è che si sia creata nuova occupazione”.
Perché secondo lei? Basta il Jobs Act per spiegare 159 mila occupati in più rispetto al mese precedente?
“Ci sono più fattori. Innanzitutto l’industria sta ripartendo. Finalmente crescono i settori industriali che fanno riferimento al mercato interno. Il settore auto italiano tira più del mercato europeo, e per il nostro Paese è particolarmente importante. E’ finita l’età dei poeti di sventura.”.
Che cosa serve perché i segnali positivi si trasformino in una ripresa robusta?
“Bisogna scommettere sulla competitività. L’Europa sta correndo, viaggia in quinta marcia, noi abbiamo appena innestato la prima. Occorre una politica industriale che potenzi il manifatturiero. I numeri sull’occupazione del settore durante la recessione sono un bollettino di guerra”.
L’aumento di posti aumenterà? Vede dei rischi?
Il rischio più grande era che la crescita ripartisse ma non sul mercato interno, e questo avrebbe creato una ripresa senza occupazione”.
Che cosa ha fatto il sindacato per dare una scossa al mercato del lavoro?
“Abbiamo fatto molto. C’è un pezzo di sindacato che ha fatto contrattazione sulla produttività, abbiamo fatto in modo che si tornasse ad investire in Italia”.
Quali sono le priorità?
“Ci sono dei settori, come siderurgia ed alluminio e la meccanica che sono ancora in grande difficoltà. Comparti in cui i problemi non si risolvono azienda per azienda ma solo attraverso una politica industriale complessa: il mondo punta sulla fabbrica intelligente, la Cina ci investe 1200 milioni, e noi?”.