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BENTIVOGLI: un sindacalista non può avere ombre – “la Repubblica”

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Non esiste questione morale in Cisl, abbiamo le regole più rigorose di tutto il sindacato,  

Un sindacalista non può avere ombre, 

la Repubblica 11 agosto 2015  – Intervista a Marco Bentivogli Segretario Generale Fim Cisl

di Paolo Griseri

Bentivogli, c’è una cassetta sana con qualche mela marcia o la questione delle retribuzioni nel sindacato è più complessa?

Non c’è una questione morale in Cisl, la questione è chiara: siamo di fronte a comportamenti anomali di singoli e circoscritti che vanno chiariti e ove irregolari, perseguiti. Per questo utilizziamo le ispezioni. Ma proprio perché, eventualmente, si tratta di casi circoscritti non accetto che mettano in cattiva luce un’organizzazione  fatta di operatori e attivisti, che dedicano all’impegno sindacale, ovunque svolto, una parte così importante della loro vita. Le retribuzioni per tutti nella Cisl sono da sempre regolate da normative nazionali che stabiliscono i tetti massimi per incarico.  In Fim, la federazione dei metalmeccanici, e da settembre anche in Cisl, abbiamo le regole più ferree  di tutto il sindacato:le dichiarazioni con i redditi e gli immobili di tutti i dirigenti a tempo pieno dalle Alpi alla Sicilia sono online. La mia personale lo è da tempo. Come ci insegnò Carniti tanti anni fa, chi ha compiti di trasformazione della società, come il sindacalista, non può avere ombre sul suo cammino.

Al di là e forse prima delle regole non c’è un problema etico per un sindacalista? C’è una differenza tra un sindacalista e un manager?

L’etica è il primo principio dell’impegno del sindacalista. E’ un valore personale, oltre che del sindacato e della Cisl, imprescindibile.  Lo stipendio medio in Fim è attorno ai 1.600€ per un lavoro in cui non si ha orario e quando ci sono problemi non si guarda l’orologio. Io ne guadagno 2.700€, (come un portaborse di un parlamentare a Strasburgo,  lavoro tredici ore al giorno, vivo in 70 metri quadrati. Ma non mi pesa perché amo fare il sindacalista.

Che cosa prova un sindacalista di fronte a queste notizie? E perché indignarsi solo oggi? 

Credo abbia risposto con nettezza Annamaria Furlan: al di là delle regole c’è uno scrupolo etico che non sarà più lasciato ai singoli arbitrii. Ci si indigna quando i fatti sono verificati. Per questo occorre la trasparenza e un’informazione esauriente.

Le risultano vicende simili anche in altre organizzazioni?

Prima di tutto pensiamo alle nostre di coerenze. Tuttavia mi sembra che ce ne sono diversi di casi. Quanto accaduto in Cgil a Milano è molto grave, le risorse usate per campagne elettorali è molto grave; mi pare che Franco Rizzo, oggi in Usb, ex coordinatore della Fiom in Ilva, fu espulso dai probiviri proprio perché aveva denunciato la gestione del “Pala Fiom” a Taranto. In ultimo mi sembra che in altre organizzazioni segretari generali si siano “aggiustati” la pensione e nessuno gli abbia chiesto le dimissioni e han pure, dopo, fatto carriera politica. Per non parlare di quanto accaduto in Ugl. Ma il sindacato  complessivamente è sano, per questo deve accettare, la trasparenza come chiede la Costituzione.

Che cosa pensa del fatto che chi ha denunciato la storia dei mega stipendi ora sia espulso?

Non starei in un’organizzazione in cui un aderente possa essere espulso solo perché denuncia situazioni anomale. Questo accade nei partiti e in altre organizzazioni. Il nostro Statuto riconosce e preserva diritto di critica e di dissenso. Su questioni amministrative lo Statuto prevede che ogni iscritto abbia il diritto, e io aggiungo il dovere, di parlare. Credo che Scandola avrebbe dovuto prima di tutto denunciare ai Probiviri. Avrà la possibilità di ricorrere in appello.

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