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FINCANTIERI-STX France: NO AI PROTEZIONISMI E AI VETI PERCHE’ ITALIANI

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Comunicato Sindacale

FINCANTIERI-STX France

NO AI PROTEZIONISMI E AI VETI PERCHE’ ITALIANI

Sta destando stupore, preoccupazione e indignazione, l’evoluzione della vicenda legata all’acquisizione da parte di FINCANTIERI di STX France.

Nella lunga e difficile vicenda che ha portato all’assegnazione della gara per la vendita a FINCANTIERI, ha prevalso la capacità di presentare un progetto industriale serio e credibile da parte di una società solida e governata con competenze manageriali importanti, il cui valore è dimostrato dalla capacità di attraversare la difficile crisi che ha colpito il nostro continente e l’intero globo negli ultimi anni.

Fincantieri, anche grazie all’azione sindacale svolta con responsabilità e partecipazione, è uscita rafforzata sul mercato interno e globale, diventando un player primario al mercato navale mondiale in tutti i settori e rafforzando la sua presenza in quello europeo.

Ci ha pertanto stupito e ci preoccupa la decisione, sia di parte del sindacato francese che del governo Macron, di rimettere in discussione l’assegnazione delle quote di maggioranza a Fincantieri ventilando rischi occupazionali, di tenuta industriale o di governance, che sinceramente non comprendiamo, stante anche i trascorsi recenti poco lusinghieri e nei risultati economico finanziari di STX France (i coreani hanno deciso di vendere…), che certo comunque non sono paragonabili a quelli di Fincantieri.

L’atteggiamento ostativo che governo e parte del sindacato francese stanno tenendo nei confronti di una società italiana, non è stato assunto nei ripetuti cambi di proprietà seppure straniere ed extraeuropee.

L’Italia è stata terreno di importanti acquisizioni francesi più o meno strategiche, ma mai nessuna organizzazione sindacale confederale ha condizionato o vincolato la decisione sulla vendita all’appartenenza francese – o in genere straniera – del gruppo che acquisiva, né chiamato il governo italiano a nazionalizzare per non cedere ad una società di un altro paese.

Questo però avviene oggi in Francia: anche stavolta prevale la politica dei due forni. Quando si discute nei tavoli Europei, tutti richiamano a gran voce l’economia di mercato per gli altri, ma quando si tratta del proprio, prevale il “non passa lo straniero”.

Ci chiediamo davvero se qualcuno in Europa pensi che l’Italia debba essere solo territorio da depredare delle sue tecnologie e competenze, nel quale si possa fare shopping indisturbati.

Ci chiediamo cosa pensi la politica italiana del rapporto industriale con la Francia (e la Germania). L’Italia deve difendere e sviluppare la propria industria sia nel nostro Paese, sia quando questa sui affaccia all’estero. E farlo con forza e determinazione.

Le politiche e le spinte nazionalistiche stridono con le prospettive di un’Europa comune, rilanciata oltretutto dal neo premier Macron, attorno alla quale costruire il rilancio del nostro continente anche a fronte di scelte strategiche già assunte che puntano in altre direzioni, come nel caso della Difesa Unica Europea. In questo senso sarebbe inaccettabile pensare che disponibilità, percorsi e regole comuni siano valide e applicabili a senso unico. Questo, da cittadini e lavoratori europei e italiani non sarebbe accettabile.

Né sarebbe accettabile che venissero richieste formalmente o informalmente da parte francese, partite di scambio per l’operazione STX che riguardino altri assets italiani, estremamente strategici, come la difesa (MBDA Italia, Leonardo Sistemi di Difesa), lo spazio (Telespazio, Thales Italia, Vitrociset, il mercato dell’ENAV), la radaristica (Leonardo ETN), lo sviluppo europeo dei velivoli unmanned (Leonardo SAS e Aeronautica), l’ICT e la Cybersecurity, rispetto ai quali invece il nostro paese deve mantenere la sovranità e l’assoluta proprietà tecnologica e sistemistica, così come già avviene in Francia.

In questi ambiti industriali, in Francia, non solo non sono consentite acquisizioni di società (o sono fortemente osteggiate), ma il mercato è assolutamente impedito, più o meno formalmente alle aziende italiane.

Su questo, il nostro paese dovrebbe invece esercitare e pretendere maggiore rispetto. Chiediamo pertanto con forza al Governo Italiano di tutelare Fincantieri nel suo diritto di poter esercitare la maggioranza nei cantieri francesi, legittimamente acquisita in una gara pubblica, di poterla governare industrialmente senza diritti di veto e di non prevedere alcuna contropartita che impoverisca il tessuto industriale italiano e le sue possibilità di essere protagonista nell’economia mondiale.

Sin dall’inizio della vicenda come FIM Cisl ci siamo fatti promotori di un chiarimento necessario con le organizzazioni sindacali Francesi. Riteniamo però che questo dovrà avvenire a livello europeo e dovrà trovare spazio nel consesso di IndutriAll Europe.

Non possiamo pensare che il sindacato europeo promuova azioni congiunte a favore della tutela dei diritti e del ruolo centrale dei lavoratori, puntando al lavoro come strumento di emancipazione attraverso lo sviluppo dell’industria a livello comunitario, per poi sostenere attività protezionistiche a senso unico, cambiando le regole del gioco a proprio piacimento.

L’Europa, simbolo con cui Macron ha vinto le elezioni in Francia, passa attraverso l’unione dei popoli, delle culture, attraverso la valorizzazione delle potenzialità intellettuali, industriali, occupazionali e di mercato, per creare un ambito comune dove al centro ci sia ogni persona e ogni lavoratore dell’Unione: chiunque metta se stesso davanti a questo distrugge l’idea stessa di Europa unita.

Un’Europa finta, dove c’è chi vuole comandare e chi deve obbedire, non è certo quel contesto nel quale si diffonde e si pratica l’idea di eguaglianza, libertà e fraternità che tanto cara è ad ognuno di noi.

La FIM Cisl crede nell’Europa e crede nei suoi valori fondanti che vanno difesi da chiunque ne voglia fare solo un comodo paravento, per privilegiare sé stesso a scapito di altri.

 

Roma, 25 luglio 2017

FIM CISL NAZIONALE

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