FIM GREEN
Si alla transizione ma che sia socialmente sostenibile
Come abbiamo scritto anche nelle tesi congressuali del XX Congresso nazionale della FIM CISL la sostenibilità ambientale è diventata un obiettivo urgente, necessario e auspicabile per l’industria e per tutte le attività umane. In un futuro vicino, se il lavoro non sarà verde, sarà precario. Gli obiettivi Onu e Ue, seppur ambiziosi, sono un traguardo che dovremo raggiungere e favorire. Non è un di più opportuno, ma il modo imprescindibile di fare industria. Le produzioni non sostenibili, per la Fim non saranno più accettabili.
Allo stesso tempo, la sostenibilità ambientale dovrà essere anche sostenibilità sociale. La transizione dovrà essere giusta e governata con tempi e soluzioni di compensazione. Le filiere metalmeccaniche che saranno profondamente coinvolte, quali: siderurgia, automotive, termomeccanica ed altre, dovranno prevedere programmi di transizione gestibili e non radicali.
Dobbiamo occuparci dei lavoratori colpiti con un ampio e duraturo programma di sostegno e di riconversione occupazionale. Adottando criteri concreti di misurazione della sostenibilità ambientale, sarà prioritario il dialogo sociale e contrattuale.
La Fim propone la costruzione di un “fondo sociale per la decarbonizzazione” che possa prevedere programmi di compensazione e di supporto ai diversi settori coinvolti, includendo gli interventi di carattere industriale necessari ad accompagnare e a sostenere il processo di trasformazione e di innovazione, ma puntando soprattutto ad accompagnare le persone in riqualificazioni, transizioni occupazionali. Questo fondo dovrà promuovere la digitalizzazione, le nuove tecnologie, le nuove produzioni di batterie per motori elettrici, i semiconduttori, le catene di valore e l’economia circolare. Dovrà inoltre finanziare la modernizzazione dell’organizzazione del lavoro di piccole e medie aziende e una più stretta cooperazione tra queste e gli enti territoriali. Infine, questo Fondo dovrà proteggere e promuovere opportunità per i lavoratori colpiti dal cambio di produzioni sostenibili. A tal fine, i fondi europei Sure e Just Transition Fund sono utili ma non sufficienti.
Dentro la trasformazione i lavoratori rischiano di pagare il prezzo più altro in termini di sacrifici, ma nello stesso tempo rappresentano il fulcro del cambiamento e della trasformazione. Sarà indispensabile predisporre piani di rafforzamento delle competenze professionali, orientati alla riqualificazione e, dove questo non sia possibile, alla ricollocazione in nuovi ambiti lavorativi e persino una rimodulazione degli orari di lavoro. La transizione digitale ed ecologica richiede la definizione di un nuovo modello di lavoro, maggiormente flessibile, ma con tutele nuove ed esigibili. Seppur in termini diversi dal passato, la Fim propone che la riduzione degli orari di lavoro torni ad essere una priorità; il minor tempo da dedicare al lavoro deve essere compensato con la disponibilità alla formazione e alla riqualificazione. Si deve porre particolare attenzione al problema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, garantendo al tempo stesso competitività e produttività. Strumenti come il fondo competenze e il contratto di espansione devono essere rafforzati e resi convenienti per aziende e lavoratori.
In questa sezione del sito Fim riportiamo i nostri documenti e tutto il materiale di un tema, quello della transizione energetica, che nei prossimi anni riguarderà in maniera importante tutto il mondo metalmeccanico.